È una calda sera di luglio del 1997. Un simpatico pescatore thailandese guarda il mare davanti se.
Alcune nubi si addensano all’orizzonte.
“Si starà forse preparando una tempesta?” pensa. Purtroppo per lui la tempesta si è già addensata, una tempesta perfetta guidata dall’aumento dei tassi di interesse americani, dalla svalutazione del renminbi e dello yen, e dalla concorrenza sui prezzi dei semiconduttori.
Una tempesta che in pochi mesi devasterà l’economia thailandese e di tutto il sud est asiatico come un gigantesco Godzilla in una fragile megalopoli.

La storia della crisi asiatica del 1997 la conosciamo un po’ tutti, gli ingredienti sono gli stessi di tante altre crisi: alti leverage, overstretching finanziario, alti costi del capitale resi possibili da ritorni veloci sugli investimenti e in generale la creazione di una bolla di investimento.
L’esplosione della bolla colpì in prima battuta la Thailandia per poi espandersi a catena su tutte le altre tigri asiatiche determinando un tracollo economico di tutta l’area.

E allora perché parliamo di sta crisi che tanto conosciamo tutti alla nausea?
Perché è uno dei massimi esempi del Trilemma di Mundell-Fleming, dal quale poi deriva quello di Rodrik e di come, quando si cerca di infrangere un trilemma, le cose finiscono male.

Quindi oggi nella nostra novella puntata di quando ho iniziato economia ero una persona con dei sogni, degli ideali, ora sono un cinico alcolizzato il quarto d’ora di economia di dubbia utilità, parleremo di trilemmi, cose scelte a coppie di due (finchè non diventano dispari) e del perché non conviene scambiare due fustini di democrazia e sovranità nazionale con un fustino di crescita economica.

 

 

La Trinità Impossibile

Come per tutte le religioni anche l’economia ha la sua trinità, e come per tutte le religioni essa è impossibile che esista (ma, a differenza delle religioni, l’economia lo sa che non può esistere).

Con trinità impossibile o trilemma di Mundell-Fleming in economia si intende l’impossibilità di far coesistere contemporaneamente 3 condizioni:

  1. La libera circolazione dei capitali
  2. Un tasso di cambio fisso
  3. Una politica monetaria indipendente

È stato dimostrato sia in via teorica che pratica che qualunque governo tentasse di applicare tutte e tre le condizioni assieme fallirebbe miseramente.

È possibile implementare ogni coppia di condizioni con profitto, ma tutte e tre portano al fallimento economico.

Per avere una trattazione tecnica di questi principi bisogna aver chiaro il modello IS LM che è una roba lunga e noiosa che vi risparmio (magari la prossima volta), leggetevi wikipedia!
Quindi la terremo sul discorsivo.

 

Libera circolazione dei capitali +
Tasso di cambio fisso

Questo è facile, due stati decidono di fissare il tasso di cambio (magari a una moneta terza, magari al dollaro), in caso di modifica dei tassi di interesse di uno dei due si genererebbe un afflusso di capitali che porterebbe a un apprezzamento della moneta, tale apprezzamento deve essere contrastato dalla banca centrale del paese (in quanto si deve operare in cambi fissi) quindi la banca centrale non può perseguire scelte o politiche monetarie, che provochino scompensi nei flussi monetari (e di conseguenza nei tassi di cambio).

 

Tasso di cambio fisso +
Politica monetaria indipendente

Anche in questo caso bisogna evitare scompensi tra i flussi monetari che come abbiamo visto sopra generano variazioni nel tasso di cambio.

Se però la banca centrale vuole agire con politiche che modificano il tasso di interesse, l’unico modo per evitare tali scompensi è bloccare i flussi di moneta in ingresso, in questo modo non ci saranno scompensi nel tasso di cambio.

 

Libera circolazione di capitali +
Politica monetaria indipendente

In questo caso i capitali non sono sottoposti a controlli di sorta e ogni stato gestisce la sua politica monetaria un po’ come gli pare, questo ovviamente è incompatibile con un cambio fisso e il cambio tra le monete fluttua quindi liberamente in base alle richieste del mercato.

 

 

Il Trilemma di Rodrik

A questo punto la reazione della persona media è “e amme che me ne frega amme? Io c’ho il diesel”, ovviamente non frega nulla a nessuno, non me ne frega nulla neanche a me di sta roba, ma questo trilemma serviva a introdurre quello successivo, che invece è più divertente, ossia appunto quello di Rodrik.

Rodrik (Dani per gli amici) è un economista turco che ha fatto un sacco di cose e vinto un sacco di premi. Insomma è un figo.

Come abbiamo capito ogni volta che apriamo su qualcosa ci tocca mollare su qualcos’altro.
Rodrik parla di globalizzazione il suo Trilemma usa queste tre grandezze:

  1. Globalizzazione (intesa come integrazione economica aka libera circolazione di prodotti/capitali)
  2. Stato sovrano (intesa come la possibilità di legiferare liberamente)
Il trilemma di Rodrik afferma che integrazione economica, sovranità nazionale e democrazia possono essere scelti solo a coppie di due.

E questi sono estensioni dei due punti della trinità impossibile di cui sopra (libera circolazione dei capitali, politica monetaria indipendente).

Bene e qual è il terzo? La cosa a cui bisogna rinunciare se si scelgono gli altri due?
Beh il terzo è: la democrazia.

Infatti il trilemma di Rodrik afferma candidamente che integrazione economica, sovranità nazionale e democrazia possono essere scelti solo a coppie di due (finché non diventano dispari).

Vediamoli insieme.

 

Stato sovrano + globalizzazione

È quella che viene definita dagli economisti golden straitjacket, per dirla con Friedman

As your country puts on the Golden Straitjacket, two things tend to happen: your economy grows and your politics shrinks.

Il concetto è che il sistema economico mondiale tende a premiare gli stati che accettano di avere delle regole liberiste.

Più gli stati sono liberisti, più i mercati investono, più gli stati si arricchiscono.

Più gli stati sono liberisti, più i mercati investono, più gli stati si arricchiscono, questo però a patto che le regole non vengano cambiate, ossia che gli stati accettino anche legislazioni impopolari.

Se per caso uno stato deviasse da tali regole, ad esempio se dopo un’elezione il nuovo partito imponesse delle leggi per limitare le derive neoliberiste allora gli investitori se ne andrebbero di massa verso uno stato più appetibile determinando una crisi economica.

Di conseguenza uno stato che sceglie questa coppia di opzioni deve poi legiferare all’interno di un confine autoimposto per compiacere i mercati e non può accettare di votare/legittimare diverse richieste democratiche.

 

Globalizzazione + democrazia

Questo caso è definito come Global Federalism. Rodrik stesso afferma che se si vuole un’integrazione economica spinta è necessario abbattere o addirittura eliminare ogni costo relativo alle transazioni economiche, e questi costi sono in massima parte legati al fatto che esistono confini e stati e leggi diverse.

Se gli stati decidono di limitare autonomamente la loro sovranità e accettare delle regole condivise allora è possibile avere una piena integrazione economica.

Se gli stati decidono di limitare autonomamente la loro sovranità e accettare delle regole condivise, fossero anche estremamente democratiche (o finanche anti-liberiste), allora è possibile avere una piena integrazione economica.

Il principio di fondo è che la sovranità nazionale crea regole diverse da stato a stato che intralciano l’integrazione economica.

Se invece si crea un corpus di regole comune a tutti, qualunque esse siano (e quindi anche votabili democraticamente tra tutte le possibili), allora si può avere integrazione economica e anche democrazia, in quanto non è tanto importante quali siano queste regole o come siano state votate, quanto che siano uguali per tutti.

Lo stesso Rodrik afferma che è improbabile che esisterà mai un governo mondiale (nonostante noi dell’NWO ci diamo da fare giorno dopo giorno) ma che è possibile che questo accada su realtà più piccole.

L’UE è un buon esempio, ogni stato limita la sua sovranità per permettere un’integrazione economica migliore su regole votate democraticamente.

 

Stato sovrano + democrazia

Da ultimo abbiamo uno stato sovrano pienamente democratico. In questo scenario lo stato si arroga tutti i diritti a governare e ogni scelta è accettabile e applicabile.

Uno stato simile potrebbe molto probabilmente votare e applicare regole contrarie ai principi liberisti, spaventando i mercati e quindi avendo un limitato accesso ai flussi economici mondiali.

Si tratta in questo caso di rinunciare alla globalizzazione su scala estesa, limitarla e accontentarsi di un livello più basso, avendone in cambio una libertà legislativa più ampia.

 

 

Conclusioni

L’economia è piena di trilemmi, ma mentre la maggior parte sono prettamente economici (come la trinità impossibile) quello di Rodrik ha una valenza sociale.

La trattazione ovviamente da un’indicazione generale ma ci da anche un confine netto sulle scelte possibili.

Non possiamo avere insieme sovranità nazionale, democrazia e integrazione economica.

Come al solito l’economia non è li a dirci cosa dobbiamo fare, ma cosa possiamo fare.
Ci sono cose che semplicemente non possiamo fare, non possiamo avere insieme tassi di cambio fissi, libero movimento dei capitali e una politica monetaria indipendente, così come non possiamo avere insieme sovranità nazionale, democrazia e integrazione economica.

Cosa dovremmo scegliere?

Queste sono domande da hippie e non da economisti, l’economia ci dice cosa possiamo scegliere, non cosa dobbiamo scegliere.
Quello sta a noi.

Il trilemma di Rodrik è un trilemma molto famoso e molto abusato. E spesso molto abusato a sproposito.

L’ho sentito citare a sproposito nella recente crisi greca (indovinate un po’ da chi) e, visto che conosco i miei grillini polli, sicuro come l’oro lo sentirò citare a sproposito appena ci sarà la disclosure di tutte le clausole del TTIP.

Se dovesse capitare anche a voi di sentire dire “il libero mercato e la democrazia non vanno d’accordo” potrete ribattere che non è vero, basta rinunciare alla sovranità nazionale, un po’ come succede con la UE.
E godervi il cortocircuito.