Presentata al salone di Zurigo di quest’anno, lo scorso marzo, la Quant e-Sportlimousine ha impressionato grazie al filmato che segue e alla promessa di funzionare ad “acqua salata”… quanto c’è di vero?
Realizzata dalla NanoFlowCell, se ne è parlato diffusamente in tutto il mondo e ultimamente l’azienda ha detto di aver avuto l’autorizzazione per mettere in strada in Europa il suo prototipo.
Le caratteristiche dicono che è una auto elettrica che può fare 600 Km con un pieno di “salted water”, e che fa da 0 a 100Km/h in 2.8 secondi con un consumo energetico di 20 KWH/100 KM.
Urge una piccola indagine di approfondimento.
Non so a voi, ma a me, arrivati a questo punto, ha cominciato a lampeggiare all’impazzata il senso di ragno.
Come funziona veramente
Come ogni auto elettrica, anche questa ha bisogno di una batteria. In questo caso però è la macchina stessa ad essere una grande batteria.
Contiene in pratica due grandi serbatoi da 200 litri ciascuno, riempiti di liquido, all’interno dei quali sono disciolti dei sali metallici (degli elettroliti, cioè).
Quando gli elettroliti sono esausti, il pieno si fa sostituendo il liquido presente, con altro liquido contenente elettroliti attivi.
Questo tipo di tecnologia Flow cell, è stata inventata negli anni ’70, ma il brevetto è ormai scaduto e la tecnologia è quindi liberamente utilizzabile.
Cominciano i primi problemi
La dicitura “salted water” gioca sul doppio senso inglese. Non è acqua salata, ma acqua in cui sono disciolti dei particolari sali metallici.
Quali sali metallici vengono usati in questo caso? Non si sa.
Sul sito si parla genericamente di “newly developed electrolytic fluids made of exacting combinations of specific metallic salts at very high concentration”.
Per quanto abbia cercato, non sono riuscito a trovare nessun brevetto a riguardo.
Quali siano i sali in questione non è una domanda da poco, perché per aumentare la resa potrebbero essere necessari metalli rari e/o costosi.
Inoltre è ovviamente necessaria una rete di distributori appositamente strutturata.
Se esaurisci gli elettroliti cioè, devi trovare una stazione di servizio che ti tolga il liquido esausto, e ti rifaccia il pieno con quello nuovo.
Anche una volta che venisse effettivamente creata una rete distributiva per questo tipo di carburante, in base al tipo di sali metallici che venissero usati, anche il trattamento del liquido esausto da parte della stazione di servizio potrebbe essere un problema.
Questo potrebbe far aumentare di molto i costi, perché le stazioni di servizio dovrebbero avere un doppio sistema di stoccaggio, ed essere non solo rifornite, ma anche svuotate.
In alternativa è anche possibile ricaricare gli elettroliti collegandoli ad una sorgente energetica, come avviene con le normali batterie ricaricabili. I tempi di rifornimento però in questo modo salirebbero esponenzialmente, considerata la potenza necessaria per soddisfare le caratteristiche di velocità e autonomia elencate nella brochure.
Un commentatore su kipco.com, un sito che si occupa specificatamente di metalli rari/preziosi, ha scritto un interessante articolo tecnico sulla questione.
Chi c’è dietro?
Qui le cose si fanno ancora più interessanti.
L’azienda produttrice risulta essere di proprietà di un inventore svizzero che si descrive così: fisico e autodidatta è anche un musicista con due album di successo a suo nome […] per hobby è anche corridore in auto e pilota di aerei.
Si tratta sicuramente di un personaggio carismatico ed eclettico, come dimostra anche il video che lui stesso ha postato sul suo canale:
Dice di avere all’attivo ben 60 brevetti. Io ne ho trovati solo 4 però (se ne trovate altri, ditelo che li aggiungo): un mouse ottico, due elementi semiconduttori per pannelli solari e un apparato per l’utilizzo dell’energia solare.
Nel 2009, lo stesso inventore ha presentato al salone dell’automobile di Zurigo una auto a pannelli solari, in collaborazione con la Koenigsegg. L’azienda aveva un altro nome allora, si chiamava NLV Solar AG (dove NLV immagino siano le iniziali del suddetto inventore)
Anche in questo caso le caratteristiche erano mirabolanti: un’autonomia potenziale di 500 km (almeno questo è quello che affermava l’azienda produttrice), avrebbe dovuto raggiungere i 715 Nm di coppia massima, toccare i 100 km/h in 5,2 secondi per arrivare fino alla punta di 275 km/h.
Qui c’è una video intervista del 2010 a proposito della seconda versione di quell’auto, in cui lui stesso dice che sarebbe andata in commercio nel 2012, e che nel 2011 sarebbe stata presentata anche una utilitaria con la stessa tecnologia.
La faccenda è finita in un niente di fatto. Anche il sito originale dell’azienda non esiste più.
E’ però ancora presente in rete un articolo molto critico datato 2009, che riguarda la prima versione di questa auto solare, dove si chiedono se sia un miracolo o una frode, supportati dal parere del fisico Rüdiger Paschotta. La fonte è Woz, un periodico svizzero in lingua tedesca, ma è abbastanza comprensibile anche facendoselo tradurre da Google.
Non è tutto qui
Caffè.ch, un altro periodico svizzero, racconta di alcune vicende giudiziarie legate a questo inventore.
Nello specifico, risulterebbe essere stato condannato nel 1999, in Svizzera, per il reato di “truffa per mestiere” (un tipo di truffa legata all’ambito lavorativo).
Nel 2010, sarebbe stato nuovamente condannato dal tribunale civile a rimborsare gli eredi di una donna, che ha prima sovvenzionato le sue aziende per 40 milioni di franchi, e poi l’ha denunciato dicendo di essere stata raggirata.
La donna nel frattempo è morta, ma i suoi eredi hanno portato avanti la causa.
Cosa ne pensate a questo punto? La faccenda sarà davvero rivoluzionaria, o è una altra vicenda come quella dell’Orbo di Steorn?