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Stanley R. Mickelsen Safeguard Complex

Stanley R. Mickelsen Safeguard Complex_08

Durante gli anni settanta gli Stati Uniti elaborarono un sistema missilistico anti balistico nominato “Safeguard”.

Il progetto prevedeva svariate basi militari in giro per la nazione armate di enormi postazioni radar e missili Spartan in grado di intercettare testate nucleari o similari prima che raggiungessero il loro bersaglio sul suolo americano.

Come spesso succede, dopo anni di progettazione e poco dopo l’inizio della costruzione delle prime basi il progetto fu chiuso dal congresso che lo ritenne insufficiente: le moderne testate multiple sovietiche sarebbero infatti state in grado di annullare facilmente la potenza di fuoco di Safeguard.

 

Stanley R. Mickelsen Safeguard Complex_06

Il complesso militare Stanley R. Mickelsen fu l’unico ad essere completato e ad entrare in funzione per un brevissimo periodo tra la metà del 1975 e l’inizio del 1976.

La base ospitava 30 LIM-49 Spartan e 16 Sprint, entrambi missili anti-balistici, rispettivamente a lungo e medio raggio.

Le bellissime foto che vedete in questo articolo sono state scattate da Benjamin Halpern per il governo americano e provengono dalla Libreria del Congresso.

 

Stanley R. Mickelsen Safeguard Complex_11

Le basi Safeguard operavano in due fasi differenti per la difesa contro missili balistici intercontinentali: la prima fase prevedeva il lancio di uno o più Spartan per intercettare i missili in arrivo al di fuori dell’atmosfera terrestre.

Spartan_(missile)In caso di fallimento degli Spartan era previsto il lancio degli Sprint, altri missili a corto raggio che avrebbero intercettato i missili in arrivo all’interno dell’atmosfera.

Sia gli Spartan che gli Sprint erano equipaggiati con testate nucleari, sui 5 megatoni i primi e attorno al kilotone i secondi.

La sequenza di difesa prevedeva che il primo segnale dell’inizio dell’attacco nemico fosse individuato dai satelliti del  Defense Support Program che erano in grado di “vedere” agli infrarossi le scie dei missili intercontinentali in volo. I missili sarebbero poi stati confermati dai radar del Ballistic Missile Early Warning System e mentre questi erano ancora al di fuori dell’atmosfera sarebbero entrati in funzione gli Spartan della base Safeguard più vicina. Nel caso gli Spartan non fossero bastati, ecco che sarebbero stati lanciati una bella pioggia di Sprint.

 

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Le basi Safeguard erano equipaggiate con un Perimeter Acquisition Radar (PAR) a lunghissimo raggio e dal Missile Site Radar dalla forma piramidale che tanto ci piace nelle foto che vedete qui attorno.

Il PAR di questa base è ancora in funzione e fa parte dell’attuale sistema di difesa PARCS (Perimeter Acquisition Radar Characterization System)

Tutti i missili erano invece ospitati in grandi silo interrati molto distanti dalla “piramide centrale”, tra le dieci e le venti miglia.

 

 

Curiosità
l’equivalente russo del programma Safeguard era il A-35 anti-ballistic missile system, creato per difendere Mosca da missili intercontinentali. Il sistema è ancora in funzione, evoluto e rinominato A-135.

 

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