Cosa, come e perché Arduino sta cambiando il mondo.

No, non è l’hacking che pensate voi. Niente postazioni futuristiche, visualizzazioni 3D dei dati e attori che pigiano la tastiera a velocità astronomica.

L’hacking che intendo io è quello di prendere un vecchio oggetto elettronico o meno e trasformarlo in qualcosa di nuovo, utile o divertente, raramente tutte e due le cose.

E per creare questo genere di aggeggi ci serve sempre un cervello che pensa come vogliamo noi, ossia un microcontrollore, che da ora in poi chiamerò erroneamente “chip”.

Esistono moltissimi tipi di chip programmabili, i più diffusi sono i PIC, acronimo di “Programmable Interface Controller”.

Questi cosi molto sci-fi per noi babbani elettronici sono dannatamente difficili da programmare, richiedono una ottima conoscenza di ASM, elettronica e architettura degli elaboratori.

Oltretutto per poterlo programmare serve (ovviamente) un programmatore, non inteso come persona ma come oggetto che comunica dal PC al PIC le istruzioni.

Un esempio di schema “classico” (come da didascalia) di programmatore è questo:

Classic PIC programmer

Non esattamente qualcosa realizzabile a casa, il che comporta un acquisto, il che comporta un buon “stream” di denaro in “output” dal nostro portafoglio (informatichese DOC).

 

 

E qui compare la nostra Arduino

A long time ago, in a galaxy far, far away… E invece no, non tanto time ago, precisamente nel 2005 e neanche tanto far away dato che è un progetto tutto italiano, nato ad Ivrea presso Interaction Design Institute Ivrea partì questo fantasmagorico progetto, nato con l’obiettivo di realizzare un framework (piattaforma) a basso costo per i designer che volevano appunto fare hacking creando l’arte.

Avete capito bene, Arduino è uno strumento creato per i designer da altri designer!

Uno dei co-founder e quello più conosciuto è Massimo Banzi, uno che a vederlo sembra un contadinotto ignorante ma è riuscito a creare un impero basato sull’open-source.

Questa è una sua intervista rilasciata a Wired qualche tempo fa (non riesco a trovarla sul Tubo, scusatemi).

Ma alla fine Arduino fisicamente cos’è? Lasciamo proprio che il nostro caro Massimo ce lo spieghi:

In effetti la prima volta che l’ho vista ne sono rimasto un po’ deluso, si tratta solamente di una piccolissima scheda, dalle dimensioni (come dice Massimo) di una carta di credito. Però basta googlare “Arduino hack” si apre un mondo di meraviglie, ecco alcuni esempi che mi hanno colpito:

E via dicendo, ci sono centinaia di esempi di quanto la fantasia può spaziare con questo malefico aggeggio tra le mani.

Due classi di progetti sono particolarmente degne di nota. La prima sono le stampanti 3D, una vera figata per noi “maker”.

La prima compagnia ad abbracciare questo mondo è stata la RepRap, che utilizzando la Arduino Mega (una versione espansa della classica Uno) ha creato praticamente un sistema a tre assi per stampare ad estrusione qualsiasi oggetto (ovviamente con limitazioni di tipo fisico).

L’altro progetto invece non è proprio un progetto ma tutto un settore, ossia la robotica. Arduino è stata applicata per moltissimi progetti del genere, come robosumo, rover, mani meccaniche e così via.

L’applicazione e la scala dei progetti è veramente infinita dato che Arduino è soltanto il cervello.

 

 

Ma perché Arduino ha avuto così successo?

I motivi principale sono sicuramente la semplicità di utilizzo e il basso prezzo. Ma ci sono anche altre ragioni per le quali Arduino ha fatto il boom: la principale di queste è la community.

Il forum ufficiale Arduino conta ben 147.980 membri, 162.793 topic e qualcosa come 1.322.868 post.

Una community attiva e, sopratutto,
collaborativa.

Cifre da capogiro, che evidenziano come questa sia una community attiva e, sopratutto, collaborativa: ogni utente quando crea un progetto fornisce sempre il codice sorgente ed un eventuale schema elettrico, perpetuando l’ideale di open-source che tanto sta a cuore a noi hobbisti elettronici.

Quando parto con qualsiasi progetto inerente ad Arduino so già che qualcuno l’ha già pensato, qualcun altro avrà già scritto le librerie ed un altro ancora avrà montato il circuito, però sono anche sicuro che nessuno ti verrà a dire che gli hai rubato il progetto, semplicemente per il fatto che non c’è nulla da rubare!

Spesso si programma per la gloria, oppure per una necessità domestica, ma condividere i nostri progetti con la community è un obbligo morale. Le regole sono molto simili a quelle della community Linux infine.

Ciò non toglie che il proprio progetto si possa monetizzare, ossia vendere al pubblico la proprietà intellettuale del sistema che abbiamo creato pur condividendo sorgenti e schemi elettrici.

Come succede agli indie games (che purtroppo non sono sempre open-source) una persona a favore dello sviluppo di queste piccole realtà non esiterà mai a donare 5€ ad uno sviluppatore meritevole piuttosto di darne 50 alle multinazionali che ne lucrano sopra.

Uno dei miei progetti preferiti ultimamente è il Nebulophone (e in generale tutta la linea della Bleep Lab) che altro non è che un piccolo synth digitale fatto in casa.

Non si tratta di una vera e propria Arduino ma di una versione derivata dalle sorgenti pubblicate dalla casa madre.

Infatti utilizza lo stesso chip, un Atmel ATMega328, uno dei più versatili e veloci da programmare che ho mai incontrato.

L’intero kit di componenti da saldare viene venduto per 55$, completo di sorgenti e ti spiegano proprio loro come hackerarlo!

 

 

Gran finale!

No, nessun gran finale, vi lascio dicendo che la mia speranza è di fare proselitismo verso questo mondo semisconosciuto ma decisamente affascinante.

Questa è soltanto la parte teorica di Arduino, in base ai feedback che riceverò da voi legaioli deciderò se vale la pena continuare a scrivere qualcosa. Intanto vi lascio con questa originale applicazione di Arduino:

 

 

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