Oggi per Nerdeconomy ‒ modellizzazioni semi-serie nel mondo dei nerd, affronteremo il mercato dei futures. I futures sono contrattazioni standardizzate che impegnano due contraenti a scambiarsi un bene a fronte di una quota stabilita.

Ora io non sono un esperto di economia, ma mi viene in mente un solo bene che viene regolarmente comprato a un valore e viene poi effettivamente scambiato solo in un momento molto futuro: l’anima.

 

Premessa 1

Questo articolo è un articolo di fantasia e non intende essere una guida per coloro che si vogliono dedicare ad attività illegali. Vendere oggetti inesistenti è una truffa, quindi non fatelo.

 

Premessa 2

Per tutti i credenti: in questo articolo userò genericamente i termini “dio” e “diavolo” per rappresentare le due forze attive nel mercato delle anime.
Non sto parlando del vostro dio e del vostro diavolo (qualunque essi siano), sono solo due generiche entità fittizie che mi servono per estrapolare i concetti, non due specifiche entità fittizie. Stesso discorso per il concetto di anima.

 

 

 

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Il Valore dell’Anima

Fin dai tempi antichi la vendita dell’anima è un topos letterario estremamente interessante.

Il desiderio di qualcosa di irraggiungibile ottenuto solo tramite un patto con una creatura demoniaca, la scelta di dannarsi per l’eternità in cambio di potere, conoscenza, ricchezza, amore o svariati altri desideri a volte nobili, a volte egoisti, è di sicuro un conflitto molto interessante.

Gli uomini vendono l’anima per svariate ragioni, ma noi siamo economisti, non ci interessa sapere il perché, ci interessa sapere il “quanto vale”.

Fun fact: a quanto pare gli uomini vendono l’anima molto più spesso delle donne, sarà perché le donne non hanno avuto un’anima da vendere per un sacco di tempo?

Misteri della fede dell’economia.

Ma quanto vale un’anima?
Sono andato a cercarmi qualche dato (no, non volevo venderla su ebay e no, non sono io il tizio a cui hanno bloccato l’account per truffa, basta con questa storia!) e ho trovato una raccolta di compravendite effettuate nei secoli e la monetizzazione, quando possibile, di quello che hanno ricevuto in cambio (qui).

I valori sono incredibilmente altalenanti, si passa dai 16,95 dollari ai 390 milioni di dollari.

Certe richieste sono propriamente assurde, altre molto nobili, alcune stupide, altre molto stupide.

Essendo che non sono esperto nel settore mi terrò largo e prenderò il valore più alto conosciuto: 348.5 milioni di dollari l’anno (che è circa due volte il più alto stipendio di un CEO ai giorni nostri, quindi ora sapete come il vostro capo ignorante ha raggiunto quella posizione…)

Tale valore è estrapolato da un patto con il diavolo secondo il quale “ogni mese il diavolo avrebbe riempito di ghinee uno stivale ” (qui il calcolo).

Lo scelgo perché, oltre a essere la compravendita a valore più alto ed essere chiara e ben strutturata (niente fumose promesse di amore o conoscenza), il diavolo si è detto subito d’accordo, non ha nemmeno contrattato, ha pagato sull’unghia.

 

 

Il Mercato delle Anime

Bene, stabilito il prezzo la domanda diventa: come mai un’anima vale tanto?

Dopotutto è una risorsa abbastanza comune, facilmente producibile, certo non è che le puoi fabbricare in serie ma direi che ce ne sono davvero tante sul mercato.

Anche qui le fonti sono poco chiare, a quanto pare dio e il diavolo un giorno si sfideranno in una guerra di qualche genere e quel giorno le anime avranno una qualche importanza strategica non meglio specificata.

In ogni caso all’economia non interessano i “perché”, il diavolo avrà i suoi buoni motivi per pagare senza batter ciglio 348.5 milioni di dollari l’anno una futures su un’anima e a noi non interessa cosa intenda farci.

Andiamo invece ad analizzare il mercato delle anime.

Intanto sfrondiamo tutti i competitor che non pagano ma rubano solo le anime (Yog-Sothoth, Nyarlathotep e compagnia bella), il libero mercato non ha spazio per loro. Abbiamo quindi il diavolo e dio.

Ecco il primo problema di questo mercato: è un duopolio!
Be’ in realtà non è proprio la definizione più corretta, perché i compratori sono due mentre i venditori sono potenzialmente 7.000.000.000.
Il mercato in cui si muovono i due compratori è anzi estremamente frammentato.

Di norma in queste situazioni la contrattazione è vantaggiosa per il compratore, se io posso rifornirmi da 7 mld di venditori prima o poi troverò un prezzo decisamente basso.

Siamo in concorrenza perfetta, mi aspetto che i due facciano campagne acquisti in Africa o in India (non prendo nemmeno in considerazione il fatto che certe razze non abbiano un’anima, tutto ciò è razzista e, cosa ben più grave, economicamente discriminante).

Ma ci troviamo davanti a due ostacoli.
Il primo è che non tutti vogliono vendere l’anima.
Il secondo è che, di fatto, esiste un solo compratore: il diavolo.

 

 

Marketing, barriere all’ingresso e Patent Trolling.

Già perché avete mai sentito una storia in cui dio compra un’anima?
No. È sempre il diavolo che lo fa.

E tra l’altro lo fa anche male, ha un marketing pessimo, non ha contatti raggiungibili, i suoi promoter sono malvestiti e puzzano di zolfo.

Per vendere l’anima spesso è richiesto di evocare il diavolo con una serie di complicate formule magiche, sacrifici, attenta osservazione delle fasi lunari.

Immaginate di dover fare tutto questo per vendere un portatile, da rinunciarci in partenza.

Se è così ben disposto a comprare anche a cifre molto alte perché non fa una campagna pubblicitaria battente, apre decine di punti vendita (“Compro Anime”), non permette le transazioni on line?
Siamo seri, i soldi non gli mancano.

Quindi è un mercato con due competitor di cui solo uno cerca attivamente di aumentare le sue quote e che nel farlo è totalmente inefficiente.

I mercati di questo tipo sono di solito oligopoli con pochi competitor affermati e forti barriere all’ingresso.

Qui ci sono solo 2 competitor.

Ora è vero che non vendono nulla, ma stanno comunque cercando di aumentare le loro quote di mercato (o meglio uno dei due lo sta facendo), questo rende il mercato delle anime un monopolio con altissime barriere all’ingresso.

In pratica il primo che è arrivato ha monopolizzato il mercato (facile, l’ha creato lui) e ora si gode i suoi frutti, non ha bisogno di marketing, non ha bisogno di comprare anime in cambio di qualcosa.

Praticamente tutte le anime se le becca lui.

Non deve nemmeno offrire nulla, se la cava con vaghe promesse, paga solo alla consegna e tutto il lavoro per ottenere il pagamento (paradiso) lo delega a noi.

Ma ecco che arriva un nuovo competitor in città, è giovane, dinamico, ha le idee chiare e molto cash da spendere.

Orrore! Spartirsi il mercato? Giammai!

Invece di combattere una leale battaglia economica, un po’ di sana concorrenza che gioverebbe all’innovazione e al mercato il nostro competitor principale sceglie la strada del protezionismo.

Mette in giro voci secondo cui vendere al diavolo è una fregatura, che poi ti becchi la dannazione eterna.

Rende complesso stipulare i contratti facendo si che debbano essere rispettate tutta una serie di clausole strane (pentagrammi, gatti, vergini, mentre per contattare il suo ufficio basta entrare in uno dei migliaia di franchising sul territorio).

E se proprio questo non funziona ecco che arrivano le cause legali.

Ebbene sì perché diversi casi di vendita dell’anima si risolvono poi con il fatto che il venditore cambia idea\la sua anima viene comunque sottratta al diavolo da parte di un intervento divino.
Presente le cause Apple-Samsung?

Stessa cosa ma peggio.

In pratica la legislazione è così a senso unico che al momento di saldare la futures (ricordiamoci che il diavolo ha già pagato) il bene viene acquisito comunque da dio.

 

 

Conclusioni

Le barriere all’ingresso esistono per moltissimi mercati.

Sono di vario genere (know-how, dimensione dell’investimento, legislazione etc.) e concorrono a proteggere mercati che sono formalmente liberi ma in pratica sono oligopoli.

Ora, non sempre le barriere all’ingresso sono una scelta, spesso sono contingenti alla tipologia di mercato (è ovvio che nessuno di noi può produrre aeroplani, per farlo ci vogliono soldi, tecnologia e enormi stabilimenti), ma altrettanto spesso sono costruite ad arte dai competitor che già dominano il mercato.

Per chi domina il mercato è spesso più semplice schiacciare i nuovi competitor che si affacciano su di esso piuttosto che batterli attraverso una concorrenza leale (legge anti-Amazon? Anyone?).

È loro diritto farlo?

Legalmente parlando sì, non è che Apple va da Samsung e gli spacca i server o viceversa, ma entrambe usano i mezzi offerti dalle legislazioni nazionali.

Ma economicamente parlando no, inutile riempirsi la bocca di libero mercato solo quando fa comodo e poi nascondersi dietro dazi e avvocati quando tocca subirlo.

Tornando al nostro esempio quindi ci troviamo davanti a un comportamento scorretto, a una distorsione del mercato.

Comportamenti così me li aspetto dal diavolo che è cattivo!

Però magari non è proprio così, magari per una volta dobbiamo anche esplorare il perché degli acquisti.

Se veramente le anime sono una risorsa strategica allora è giusto embargarle e far sì che il loro potenziale non cada in “mani sbagliate”.

È il motivo per cui non c’è un libero mercato delle testate nucleari e dell’uranio arricchito.

Ed è forse anche il motivo per cui, quando si cede un’anima, sarebbe bene preoccuparsi che venga utilizzata solo per uso civile, non importa quanto sia la sua quotazione.

 

 

Immagine di testa: ©D.Gray-man