Un Nobel per l’Architettura: Il Premio Pritzker

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”To honor a living architect whose built work demonstrates a combination of talent, vision and commitment, which had produced consistent and significant contributions to
humanity and the built enviroment through the art of architecture”.

Il premio Nobel è, come sappiamo, una delle onorificenze più prestigiose che possono essere attribuite al giorno d’oggi, conferito a persone che ”si sono distinte in diversi campi dello scibile, apportando considerevoli benefici all’umanità”.

Sorvolando sulla storia del premio (disponibile su wikipedia), il premio conta due grandi ignorati: Matematica e Architettura. I motivi dell’assenza della matematica si perdono nella leggenda, tra amanti, raccomandati o semplice antipatia per la materia.

Scandaloso, direte. Ma quello che a me personalmente (da studente di architettura butto acqua al mio mulino) turba ancor di più, è l’assenza dell’architettura.
Sono sicuro che laddove una grande scoperta nel campo della fisica, della chimica o della medicina, quanto un libro, apporti sicuramente un grande e palese beneficio all’umanità.

Ma un’architettura?

Quello nel quote a inizio articolo è lo scopo dichiarato del premio Pritzker, assegnato ogni anno dal 1979 grazie ai fondi della famiglia Pritzker appunto, e consegnato dal presidente degli Stati Uniti d’America ad un grande architetto vivente. Alcuni degli illustri vincitori sono stati Renzo Piano, Eduardo Souto de Moura, Frank O. Ghery, Zaha Hadid, Aldo Rossi ed Herzog&DeMeuron.

Ciò che viene premiato è dunque il tentativo di rendere il nostro mondo un mondo migliore, attraverso quella che è una delle più presenti e capillari tra tutte le attività: il costruire, il modificare lo spazio e l’organizzare il territorio.
Ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo siamo circondati da architetture o progetti pensati da architetti (e non mi riferisco al locale bar minimal con i tavoli barocchi e le luci fluo o il grezzo e volgare albergo a cinque stelle coperto di vetrate e agghiaccianti dettagli cromati).

La fuori è pieno di grandi menti e grandi architetti intenti a studiare il nostro modo di vivere, di relazionarci e di muoverci, cercando di progettare il mondo del domani, soffocati dalle mode e dalle tendenze di costruttori mediocri. Se questo premio passasse meno in sordina, forse ci accorgeremmo delle brutture che ogni giorno crescono come funghi nelle nostre città, dimostrandoci cosa può fare l’architettura e abituandoci a pensare l’architetto come uno scienziato del vivere e un artista del costruire.

Già qualcuno si era preso la briga di portare all’attenzione della lega il vincitore del Premio Pritzker del 2011, Eduardo Souto de Moura, qua.

Maggiori Informazioni:
Sito del Premio Pritzker (pritzkerprize.com)
Wikipedia su: Premio Pritzker (wikipedia.it)

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