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Visto che fino ad oggi nessuno ha ancora postato la recensione de “I vendicatori”, provo a dare la mia personale visione del nuovo film dedicato agli eroi Marvel che, riprendendo la trama dal finale di Capitan America di cui avevo già parlato nel mio primo post), coinvolge la bellezza di quattro mostri sacri dell’editoria fumettistica già portati su pellicola, cercando di dare continuità alle loro vicende.

Erroneamente pompato da alcuni media come il terzo attesissimo capitolo dedicato ad Iron Man, “I Vendicatori” deve essere visto come film a se (al massimo come seguito di Thor), meglio se dopo un ripasso veloce della saga fumettistica.
Già perchè Joss Whedon, nel dirigere la pellicola ha comunque voluto prestar fede alle vicende narrate in cartaceo dando per scontato che qualsiasi spettatore conosca nel dettaglio la storia di certi comprimari (Black Widow e Hawkeye) e abbia visto ed apprezzato la precedente pellicola dedicata a Thor in cui si è già dato ampio approfondimento ai rapporti familiari di casa Asgard.
Fortunatamente un film di questo genere è per lo più destinato ai fan quindi il problema si risolve in fretta, peccato però che condensare in due ore e venti le vicende personali e “lavorative” di un folto manipolo di supereroi comporti comunque qualche problema.

Questa nuova fatica cinematografica soffre talvolta dell’aver voluto mettere un po’ troppa carne al fuoco.
Si apprezzano molto i tentativi, ma alla fine è sempre il risultato quello che conta, e allora non si può che sorridere dinanzi le fulminee battute di Tony Stark che, punzecchiando in continuazione il leader del gruppo, Capitan America, finisce solo con l’abbozzare il forte conflitto psicologico e gerarchico che ha sempre caratterizzato il loro rapporto nei fumetti. Manca uno sviluppo effettivo di questo conflitto, sovrastato per lo più da quintalate di esplosioni, botte, sparatorie e scene di azione a cui in certi momenti si sarebbe potuto preferire qualche approfondimento psicologico.
Intendiamoci, The Avengers non soffre certo delle problematiche del terzo capitolo di Spiderman o peggio ancora della conclusione della saga dei mutanti, è solo un po’ troppo condensato.

Quando in Iron Man 2 ho visto Nick Fury comunicare a Stark l’abbandono del progetto Vendicatori a causa del suo temperamento poco collaborativo ho immaginato che nel film dedicato al manipolo di supereroi si sarebbe approfittato appieno della caratterizzazione data da Robert Downey Jr. al personaggio per creare degli ottimi spunti di trama, ma evidentemente si è fatta una scelta differente.
Per il resto si apprezza moltissimo il fatto che in mezzo a tutto il fracasso causato dai cattivoni di turno si sia comunque riusciti ad incentrare la narrazione attraverso i personaggi e non l’azione vera e propria.
E tra i vari comprimari c’è un personaggio che si delinea poco a poco, ma molto bene: sto parlando di Bruce Banner, finalmente portato sullo schermo da un attore adeguato (Mark Ruffalo), e accompagnato da un alterego digitale graficamente perfetto, che riprende proprio i tratti assegnatigli originariamente da Stan Lee.
E’ curioso infatti che un film così denso di trame, sottotrame ed esplosioni a manetta riesca a dire molto di più su Hulk rispetto alle due precedenti pellicole interamente dedicate al colosso verde.
Vera perla di tutto il cast, oltre a Downey Jr., il sempre bravo Tom Hiddleston nuovamente impegnato ad indossare il grottesco costume di Loki.

Passiamo dunque alla trama: Loki scende sulla Terra per impossessarsi del tesseract, il cubo asgardiano usato da Teschio Rosso nel precedente film “Capitan America”.
Scopo del semidio è utilizzare l’energia del manufatto per chiamare sulla terra l’esercito dei Chitauri, razza aliena sua alleata, e ridurre così gli umani a suoi sudditi. Nick Fury, direttore dello S.H.I.E.L.D., decide di chiamare all’appello i Vendicatori, una squadra di supereroi che non hanno mai combattuto insieme ma che rappresentano l’unica possibilità di salvare il pianeta dal disastro.

Da questa sinossi si può capire molto bene come alla fine, in una trama così ridotta all’osso, o si crea un film tutta azione oppure si colma il vuoto con qualche approfondimento psicologico.
Credo che Wheldon abbia voluto scegliere una via di mezzo visto che le scene d’azione non sono certo sacrificate, ma non mancano comunque i conflitti familiari tra Thor e Loki, i battibecchi tra Stark, Cap e Thor, i drammi fra Black Widow e Hawkeye e la rabbia interiore (ed esteriore) di Banner/Hulk.
La trama si dipana tra un’esplosione e una sofferenza in maniera abbastanza schematica ma mai troppo prevedibile, fino ad arrivare al climax finale con il tripudio di eroismo e spettacolarità tipico della saga fumettistica.
Non mancano le ingenuità e le esagerazioni, ma si ha l’impressione che il regista le abbia volutamente inserite per semplificare lo sviluppo del film in un’ottica propriamente fumettistica che tutto sommato non stona nell’insieme.
Altro punto a favore è l’umorismo, a mio parere ottimamente dosato e miscelato, perfettamente in linea con ogni personaggio e momento di trama anche se a far da giullare e quasi sempre il buon Tony Stark col suo cinismo.

Alla fine credo che Whedon abbia centrato l’obiettivo confezionando una pellicola d’azione incentrata sui protagonisti nonostante tutto il baccano che ne fa da contorno.
Non tutti godono di adeguato spazio, Hawkeye e Pepper ne sono l’esempio più lampante, ma viene comunque fuori un divertissement autentico tributo all’inverosimilità dei fumetti che, se visto in maniera indipendente rispetto alle precedenti pellicole monografiche, funziona.
Sotto il profilo tecnico non ci si può lamentare tanto degli effetti speciali quanto della regia che più volte, per il tramite di trovate interessanti, riesce a mostrare le gesta degli eroi attraverso prospettive molto dinamiche e mai banali.

A conti fatti il film si pone in linea con le pellicole supereroistiche di ultima generazione e, pur semplificando di molto l’aspetto psicologico e caratteriale dei protagonisti, non cade in quell’atmosfera cartoonesca che purtroppo contraddistingueva le due pellicole dedicate al primo grutto di eroi di casa Marvel, i Fantastici 4.
Buttando l’occhio ai quasi 50 albi a fumetti da cui si è attinto per creare il film di Whedon penso che si potesse comunque fare di meglio ma alla fine il folto pubblico di teenagers a cui tutta la campagna pubblicitaria presente a livello internazionale sta indirizzando la pellicola apprezzerà il risultato e anche i fan della vecchia guardia saranno felici di vedere le raffigurazioni dei propri eroi in azione.

Pubblicato in contemporanea su schermosplendente