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Il Re e la corte – Prima parte

Il Re e la corte - Prima parte

Con la creazione di Pong Bushnell sapeva di avere in mano un prodotto vincente che se sfruttato gli avrebbe garantito di potersi lanciare all’interno di un mercato che ancora era in uno stato embrionale e praticamente inesistente.

Purtroppo i primi tempi alla Atari furono tutt’altro che semplici, questo perché trent’anni prima l’allora sindaco di New York Fiorello LaGuardia aveva dichiarato illegali tutti i flipper, principalmente per combattere le organizzazioni criminali, che gestivano il gioco d’azzardo su tali macchine.

L’idea che la mafia fosse dietro a tutto quanto riguardasse l’inserimento di monete all’interno di dispositivi di divertimento era stata per lungo tempo la grande spada di Damocle che pendeva sulla testa dell’industria. Era ora di cambiare la percezione che il grande pubblico aveva della stessa.

Jukebox was considered within our industry to be a dirty word. It was a word associated with organized crime that would bring up images of racketeering, and we bent over backward to call it anything but a jukebox. My favorite was “coin-activated musical device.” Of course, even people in the industry would call it a jukebox when no one was listening.
-Eddie Adlum

Poichè si trattava di un business basato esclusivamente sull’utilizzo di soldi, era normale che l’industria del divertimento attirasse su di se grossi sospetti, soprattutto in merito al fatto che poteva essere sfruttata come copertura per attività di riciclaggio di denaro sporco.

Come spesso accade molte delle storie sulla mafia che controllava tutto il business erano miti o esagerazioni. La verità era molto meno interessante: non giravano sufficienti soldi nel mercato per poter attrarre la criminalità organizzata.

Nonostante Bushnell fosse stato veloce a sviluppare una completa comprensione del mercato delle macchine coin-op, avesse, come già detto, un dispositivo che era un sicuro successo e fosse un ottimo oratore trovò parecchia diffidenza da parte delle banche a cui chiedeva i prestiti per finanziare l’Atari.
La sua invenzione era vista come una sorta di flipper, inoltre anche se trovava degli investitori che non erano spaventati dalla sua idea, questi erano spaventati dal suo aspetto.
Egli era, infatti, un ragazzo alto e allampanato, con capelli lunghi e disordinati; più che un mafioso sembrava un motociclista o un hippy.
L’unica banca che decise di credere nella “favola” proposta da Atari fu la Wells Fargo, che approvò un prestito da 50.000$, il quale, era solamente una frazione di quanto Bushnell voleva, ma era il massimo che potesse ottenere.
Per l’Atari competere con le compagnie di coin-op (non strettamente videoludico, in generale tutte le macchine che richiedevano l’inserimento di soldi per giocare erano considerate coin-op) già affermate significava espandere la propria dimensione, in termini di persone ed anche di spazio.

Fatti, strafatti e capelloni

Per aumentare lo spazio a disposizione Bushnell comprò gli uffici accanto ai suoi nello stesso palazzo e abbattè i muri che separavano l’Atari da questi ultimi, per le assunzioni Alcorn, Bushnell e Dabney si presero il rischio di assumere persone anche non addestrate, al solo scopo di assemblare macchine per il Pong; sostanzialmente si recarono al più vicino ufficio di collocamento e assunsero chiunque si presentava per il lavoro.

That’s when we started bringing in these guys that we got at the unemployment office. There were members of motorcycle gangs and people who found that they could fence the televisions and buy heroin. We didn’t think that any of that existed here. I mean, this was San Jose, California, really a very pristine community.
-Nolan Bushnell

Inizialmente Atari offriva un’ambiente di lavoro piuttosto divertente, paghe ben poco generose (si parla di 1.75$ all’ora) ma grossi benefici, uno dei queli era il “Friday night beer busts” oltre alla possibilità per i dipendenti di fare partite gratuite allo stesso Pong.
Mano a mano che gli ordini di Pong crescevano, divenne impossibile riuscire a soddisfarne la richiesta, Bushnell sostanzialmente assumeva chiunque si presentasse alla porta di ingresso. Il personale lavorava anche 16 ore di fila, la tensione aumentava e sembrava praticamente impossibile mantenere un clima di unitarietà all’interno della stessa azienda.
Atari divenne inoltre nota come una mecca dell’abuso di sostanze stupefacenti; a detta di un ex-impiegato era possibile rimanere stoned (strafatti) solamente respirando l’aria che usciva dall’edificio, anche se ovviamente alcuni ricordano la situazione molto più leggera.
Le persone che lavoravano alla catena di montaggio erano hippy, disadattati e bikers dai capelli lunghi, a tal punto da rendere nervoso anche lo stesso Bushnell poiché dopo poco tempo gli stessi impiegati realizzarono che potevano aumentare la loro paga ridotta semplicemente rubando televisori e parti elettroniche per rivenderle ai banchi di pegno locali.

… and I think if it hadn’t been for Nolan showing up that summer with Pong and heightening the sensitivity to playing games on a television set, Magnavox’s Odyssey wouldn’t have sold as well as it did. There was definitely a complementary effect.
-Ralph Baer

La fama e la dimensione di Atari erano in rapida crescita, diventava quindi sempre più impellente la necessità di riformare l’azienda assumendo persone preparate e fidate, che formassero la corte del sommo re che era Bushnell…

Continua: Il Re e la corte – Seconda parte

via Wikipedia IT | Wikipedia EN | Libro “The Ultimate History of Video Games

[Classically Trained] è la rubrica a cura di @ilsologheo00 e @papaincacchiato che tratta la storia dei videogiochi e delle console.

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