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“Cambiamenti o deviazioni dei comportamenti sessuali possono essere legati a disfunzioni o alterazioni del cervello, dato noto ai ricercatori. Un ictus, l’epilessia, tumori o altre lesioni cerebrali possono provocare sconcertanti mutamenti, un forte aumento dello stimolo sessuale e un allentamento dei freni inibitori, come ricorda il neuro biologo Dick Swaab. Ma come ci si comporta quando la scienza entra nelle aule di un tribunale?”
Leggendo qua e là qualche giornale di cui non sto a fare il nome, mi sono imbattuto in un articoletto che mi ha incuriosito. Amore a prima svista, data l’ora tarda e la poca voglia di dormire. Praticamente in questo pezzo di richiamo societario e di sfondo neurologico si suppone che dietro alcuni episodi di pedofilia, pane quotidiano del nuovo millennio, o di violenza in genere potrebbe esserci una matrice neurologica ben più seria di quanto si pensi, e per seria intendo lesioni, tumori del cervello o addirittura caratteri genetici alterati. A far scalpore, oltre che la notiziona in sé, è il fatto, a mio modesto avviso va definita “perversione”, che in alcuni tribunali queste scoperte vengono considerate vere e proprie scusanti e attenuanti. Il dubbio e la diffidenza venga a me. Va bene che la moderna neuroscienza riconosce che eventuali problematiche o alterazioni della corteccia cerebrale frontale siano legate a una difficoltà a controllare gli impulsi, ma qui magari, quando si va nel penale, la storiella dovrebbe interessare poco o niente.
Qualche settimana fa l’uomo medio impotente (non in quel senso…) ha dovuto sorbirsi al telegiornale la notizia che il killer norvegese Anders Behring Breivik, l’uomo che causò gli attentati del 22 Giugno nel suo paese per “fermare l’avanzata laburista e la decostruzione culturale norvegese dovuta alla massiccia immigrazione musulmana”, è stato dichiarato paranoico\schizofrenico e, pertanto, non adatto al carcere.
Bene. Anzi no. Perché io penso sempre al fatto che potrei essere potenzialmente il fratello di uno o addirittura due giovani morti nella strage e non riesco a mandar giù l’amaro boccone. Ecco dunque che arrivato alla fine di quest’articolo ho sospirato un “Non ci siamo!” che più disfattista non poteva esserci.
Partiamo dalla considerazione che scientifico e penale non possono andare di pari passo quando si tratta di dover giudicare su tragedie come queste; suvvia, il Positivismo scientifico in cui Emile Zola raccontava delle povere classi sociali con occhio scientifico e ne giustificava i comportamenti e le pulsioni è finito, e quand’anche continui, lì si tratta di racconti e denunce sociali, qui di vite umane.
La morale non mi piace. Ricevere l’insegnamento “paideutico” per dirlo alla greca non fa piacere a nessuno, però qui si sconfina.
Tornando a noi ho letto di tale Domenico Mattiello, un medico vicentino che ha molestato una bimba d’asilo che stava visitando, il quale (mi dispiace!) a giorni subirà un’operazione per asportare un tumore al cervello scoperto durante la perizia psichiatrica chiesta dagli avvocati difensori, gli stessi penalisti che ritengono che lo stimato medico e padre di famiglia sia impazzito e abbia compiuto un tale gesto proprio per via di questa lesione. Storia simile a quella di inizio secolo che vedeva coinvolto un uomo americano che iniziò a fare incetta di materiale pedopornografico, di violenze ai danni della figliastra e di avances alle assistenti della comunità di recupero e che alle porte del carcere accusò un malore per poi scoprire di avere un tumore nei pressi della corteccia frontale. Dopo l’operazione le sue tendenze sessuali riacquistano normalità finché un anno dopo il tumore ricresce e con lui la voglia di molestie. Stesso procedimento. Stesso risultato.
Ai neuroscienziati, in primis Dick Swaah, l’autore del saggio Noi siamo il nostro cervello, è noto che problemi cerebrali possano influire anche pesantemente sui comportamenti sessuali, deviandoli o anche modificandoli, come successo di recente ad un rugbista inglese che a seguito di un ictus è piombato in un coma profondo; al suo risveglio ha deciso di “darci un taglio” col rugby ed iniziare una carriera da parrucchiere poiché come ha dichiarato egli stesso “si è risvegliato omosessuale”.
In Italia di recente il tribunale di Como ha dichiarato incapace di intendere e di volere Stefania Albertani, accusata di aver narcotizzato e poi bruciato il cadavere della sorella, poiché da una risonanza magnetica unita a studi di genetica comportamentale ci si è resi conto che la donna aveva una netta riduzione di una porzione di cervello adibita al controllo degli impulsi, cosa che la rende (cito la sentenza) “a rischio di sviluppo di comportamento aggressivo,impulsivo,socialmente inaccessibile”.
La sostanza è che bisogna essere accurati e responsabili quando questi casi lasciano i laboratori di ricerca ed entrano nei tribunali. E forse sarebbe utile rispolverare le ricerche di Cesare Lombroso che già secoli fa aveva supposto che particolari segni fisici di una persona, come una mascella pronunciata o una fronte larga, possano essere sentore o preludio di anomalie comportamentali.