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I Destrage e la matematica


Prima di arrivare al nocciolo dell’articolo vorrei scrivere alcune righe sul percorso che ho fatto nell’arrivare a scoprire questa chicca..

Qualche minuto dopo essere rimasto sconvolto dalla potenza e dalla perfezione tecnica dei Destrage nel video del primo singolo di “The King Is Fat’N’Old” Jade’s Place, postato da un mio amico su Facebook (video peraltro bellissimo), sono corso a cercare altri pezzi del gruppo, che non conoscevo.

Dopo aver scovato alcuni pezzi del nuovo album su Youtube, tra cui Neverending Mary(bellissima) e Backdoor Epoque (fantastica) sono corso a documentarmi sulla band.
Con mio immenso stupore ho scoperto che i Destrage sono 5 giovinastri italiani di Milano, Paolo Colavolpe alla voce, Matteo Di Gioia e Ralph Salati alle chitarre, Gabriel Pignata al basso e Federico Paulovich alla batteria. Il genere in cui vengono collocati da qualche rivista è “melodic deathmetal”, direi alquanto riduttivo.
Su Facebook si autodefiniscono così:

Destrage represents a strong compromise between european melodic deathmetal, the best american thrash/hardcore act and rock’n’roll. an incredible mix of speed, core, sickness, alternative, and sometimes introspective tunes through melodic and killer songs.

Vista la tecnica ci aggiungerei un bel Mathcore, il che mi porta finalmente a dettagliare il titolo dell’articolo.
Uno dei pezzi che compongono l’album si intitola Wayout, di cui posto il pezzo scroccato su Youtube:


Sempre su Youtube esiste un altro video, questo, che riporta il seguente testo scritto da Matteo Di Gioia, uno dei due (immensi) chitarristi (ho tradotto il testo):
Dopo aver visto diverse mosche in agonia su una striscia adesiva appesa sul tavolo da pranzo ho sognato una mosca metallica mummificata nella stessa striscia. Le mosche vi morivano sopra fino a coprire interamente la mummia.
Nello stesso periodo stavo scrivendo il testo di un pezzo della mia band, Destrage, dopo averne inciso la musica.
Data la inconsueta struttura matematica del brano ho deciso di fare un esperimento per costruire la struttra melodica e vocale.
Ho scelto 144 parole/frasi a caso dal precedente CD “Urban Being” e gli ho assegnato dei numeri crescenti, da 1 a 144.
Quindi ho chiesto a mio fratello, che è un matematico, di creare una funzione per riordinare in modo random questi numeri.
$latex f(n)=\sin(\frac{400}{n-75})*(n-75)*\frac{5}{7}$
Il risultato della funzione è stato un vettore con tutti i miei numeri in sequenza casuale (22, 3, 44, 1, 6 …) che ho usato per generare il testo.
Nessun numero è stato ripetuto.
Il cantante ha improvvisato il testo leggendo il flusso “nonsense” della musica.
Ho anche usato la stessa sequenza di numeri per generare un assolo di tastiere, facendo una tabella 12*12 in cui ogni numero è stato convertito in una nota:
1=C, 2= C#, 3=D … fino a 12, quindi il 13 diviene nuovamente una C.
Sorprendentemente la sequenza di note non aveva senso in termini melodici, ma aveva senso in termini fisici: la maggior parte degli intervalli tra le note adiacenti è stata di 7 semitoni che si muovevano cromaticamente crescendo e decrescendo.

Il risultato della funzione è nell’immagine in testa all’articolo.
Ho trovato questo approccio originale, e ho pensato di condividerlo con la community.

Tutto questo per presentarvi quello che attualmente è l’album che consumo in treno quotidianamente nei miei spostamenti verso il lavoro: voce che passa dallo scream al melodico, chitarristi inarrivabili e testi ricercati. Il filo conduttore di tutto l’album e il significato del titolo è spiegato in questa intervista:

I testi hanno un enorme peso nella nostra musica, è ciò che comunichiamo ai nostri ascoltatori e a nostro parere è un dettaglio assolutamente non trascurabile. Le tematiche variano da canzone a canzone, ma c’è una forte identità concettuale di fondo.
Il Re di cui parliamo è una specie di capro espiatorio del sistema di potere verticale del quale siamo tutti vittime e carnefici, pecore e lupi. Volendo dare un nome e una forma a quello che è il modello capitalistico nel quale volteggiamo come in un tornado abbiamo fatto ricorso a questa anonima figura di re, che ricorre ad una corona (lo status, la gerarchia) come “penis engagement” ed adopera due mani per raccogliere potere e controllo, accumulando capitale nello stomaco (fat) distribuendo con altre due mani terrore e ignoranza (old, non è certo una formula inventata ieri), indorando la pillola con dosi di intrattenimento a prova di idiota per anestetizzare le masse ed educarle alla richiesta e al consumo veicolato, cosicché the King possa regnare per sempre. Questo tema di fondo è sommerso sotto una superficie di apparente nonsense, ci piace di più dire certe cose ridendo e non prendendoci troppo sul serio.

Questo disco è entrato di diritto tra i miei favoriti di sempre. I 5 sciamannati sono famosissimi in Giappone dal primo album, “Urban Being”, anche se a mio avviso non ha paragoni con questo lavoro, e si stanno lentamente affermando in tutto il resto del mondo, pur non essendo easy listening ed essendo etichettati in generi assolutamente di nicchia.
The King Is Fat’N’Old è uno dei due dischi che ho COMPRATO quest’anno. I Destrage hanno tutta la mia stima e in qualche occasione, ascoltando il disco, non rispondo delle mie azioni. Auguro loro tutto il successo che si meritano e spero che sfornino presto un altro disco di questo livello.

Spero di avervi regalato almeno un motivo per ascoltarli. E se tutto questo non bastasse, il pezzo “Home Made Chili Delicious Italian Beef” si apre con una citazione dei Griffin in lingua originale, spassosissima:


Brian: Uhm, can we get some salami and …
Peter: Brian, Brian, let me handle this. Ah scusi, babada boo bi?
Owner: Che cosa?
Brian: Peter, what are you doing?
Peter: Speaking Italian. Babada boo bi? Bibidi boobidi babada.
Brian: Peter, you can’t speak Italian just because you have a mustache!

LOL
Buon ascolto!
PS: sono in tour dalle nostre parti proprio in questo periodo, toccando diverse città italiane.
Edit: a questo link ulteriori info su Wayout

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