Autocombustione si o autocombustione no?

Venghino, venghino signori…
Vorrei lanciare la palla su una questione che mi ha sempre incuriosito e che ricercando su Gooooooooooogle non ho trovato essere stata trattata.
Come pone il titolo, mi domando se è accettabile o meno la teoria dell’autocombustione umana, e consecutivamente le basi scientifiche di tutto ciò.

Informazioni e casi
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Solitamente si conosce questo fenomeno come una combustione umana che non ha fonti esterne di innesco e che si genera spontaneamente in maniera repentina dal torace divampando bizzarramente e lasciando segni specifici nel luogo del decesso.
è conosciuta con il termine SHC, Spontaneous Human Combustion.
I casi segnalati di questo fenomeno, o forse sono inspiegati per la non avanzata tecnologia, sono circoscritti ad un periodo storico più prossimo al nostro. Benchè se ne parli anche vagamente anche nell’Antico Testamento, mi limiterò a nominare alcuni casi: Agnes Phillips( 1998); Jeannie Saffin (1982); L’anziano Henry Thomas(1980); Lèon Eveil (1971); il vagabondo Robert Bailey (13 settembre 1967); Helen Conway(1964); Il Dottor Irving Bentley(1966); Mary Hardy Reeser(3 luglio 1951); Euphemia Johnson(1922); Wilhelmina Dewar(1908); la signora Cochrane(1907); Il signor Kiley(1905); La contessa Cornelia Bandi(4 aprile 1731); Nicole Millet(1725); Un’anziana donna a Caen(3 giugno 1782); et cetera..
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Ciò che è noto e gli sviluppi
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Incuriosiscono le dinamiche dei casi. I corpi si presentano lontani da fonti che possono determinate un incendio, niente caminetti, niente sigarette, niente prese malfunzionanti o chissà-cosa-ora-non-mi-viene-in-mente; nè risultano danneggiati gli oggetti che potevano alimentarlo come le lenzuola di un letto o un divano imbottito. Nonostante questo i corpi sono carbonizzati e sappiamo che i forni crematori necessitano di temperature tra i 900 e i 1000 gradi per il loro compito. Eppure queste temperature non intaccano il luogo? o quantomeno, ripropongo la domanda, come è possibile che in una determinata stanza avvenga un incendio ben delimitato che non và solitamente ad intaccare tendaggi, mobilio, vetri a meno di pochi metri dal cadaverino?
Jonas Dupont nel 1763 scrisse il “De Incendiis Corporis Humani Spontaneis” che raccoglie i casi conosciuti fino a quel periodo, è riconoscibile come il primo trattato sull’argomento, per quanto specialmente in quell’epoca si fosse suscettibili… o spero che l’età dei Lumi li influenzasse più del Soprannaturale di stampo medievale.
Interessante è che a questa stessa raccolta vi hanno fatto riferimenti molte persone famose da Charles Dickens a una rivisitazione con la Torcia Umana.
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Analizzando i fatti
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Il corpo umano raggiunge Temperature oltre i 900 gradi e si carbonizza.
Approssimativamente si può dire che nei 2/3 dei casi descritti i corpi ritrovati avevano gli arti inferiori ancora intatti.
GLi organi interni sono maggiormente danneggiati degli esterni
L’incendio divampava e bruciava nella distanza massima di 2,5m o restava localizzato al corpo senza talvolta bruciare neanche il sito stesso dove stava seduto o sdraiato.
Nel luogo dei decessi si ritrova una sostanza gialla, oleosa, grassa, untuosa.
La combustione è stata violenta, repentina e veloce a evolversi come cessare.
Le persone non sembrano aver richiesto aiuto o quantomeno aver tentato di “spegnersi” o spostarsi dai luoghi… addirittura non rendersi conto dell’evento.
Le persone riportate erano persone in avanzata età e con una massa grassa tra la norma e l’obesità. Consumavano elevatamente alcool oppure sedativi.
Esistevano testimoni oculari degli eventi (mhm, vabbè…) ma sono più attendibili gli addetti dei forni crematori che sono stati chiamati ad analizzare le foto.
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Possibili cause
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Citando alcune teorie vorrei analizzare con voi come possa accadere:
Una delle prime teorie riporta che i forti consumatori di alcool potessero essere maggiormente predisposti, ma si parlava di quantità così elevate che era più ovvio se la persona finiva in coma etilico oltre che già dal 1851 il chimico Liebig dimostrò che la carne non può bruciare come se fosse legno e nemmeno macerare nell’alcool, dimostrò che in ogni caso servono notevoli quantità di calore dall’esterno.
L’evoluzione dei pensieri è semplice: dall’alcoolismo che

inibirebbe i tessuti del corpo di etanolo; metano intestinale mescolato a composti infiammabili come la fosfina; elettricità statica; fulmini globulari penetrati nella stanza; nuovi processi metabolici che la scienza non sa scoprire, ecc.

Lasciando la terra di nessuno le teorie e scartate queste ipotesi si pensò a quella del grasso corporeo, ma è vero anche alcune vittime erano magre.
E vogliamo commentare la teoria della pena Divina?
Resta anche quella delle fibre dei tessuti che a contatto con la pelle reagirebbero con la chimica del corpo. IL pensiero sarebbe associabile alle cariche elettriche che determinano scintille quando svestiamo certi capi. Così, l’idea prevederebbe che alcune persone invece di scaricare queste cariche elettriche, le tratterrebbero e accumulerebbero fino ad esplodere. L’alternativa di questa ipotesi è che sia la scarica elettrica a determinare fulmini globulari, ricordo che è un fenomeno ancora non ben noto.
Altra teoria è quella dell’ “effetto candela inverso” o “effetto stoppino”. Consiste nell’ipotizzare che i vestiti prendano fuoco (n.b. in alcuni precedenti casi i vestiti sono rimasti perfettamente intatti) e questo calore determina la colata dello strato adiposo dalla pelle e che quindi alimentasse il fuoco stesso. Questa teoria sarebbe dovuta alla presenza di vittime obese e che gli arti inferiori abbiano meno grasso e non sono spesso coperti da indumenti
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Valutazione soggettiva
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Trovo particolarmente strano che di questi eventi negli ultimi anni non se ne parli, che non ci siano casi storici negli ultimi vent’anni.
Mi inscuriosisce che anche adesso con i mezzi che abbiamo non si parla di riaprire quei casi.
Mi lascia perplessa che nei manuali di medicina non se ne parli e non sembrino esserci studi a tal proposito.
Ricordo che vidi in televisione un filmato che provava a mostrare come potesse avvenire questo fenomeno. Presero un maiale e lo misero nella riproduzione di una casa… determinarono l’incendio dal grasso dell’animale e il risultato che ebbero fu soltanto una bella porchetta. MI spiace non aver cercato forse abbastanza approfonditamente da mostrarvelo. Spero qualcuno sia più fortunato di me. Intanto posso dirvi che ho scoperto di un altro filmato mandato dalla BBC nel 1999. L’esperimento è ideato e condotto dal Dottor John de Haan dell’istituto di Criminologia della California. Tutto nasce dal mistero di Helen Conway.
è stato valutato il tempo trascorso tra l’inizio dell’incendio riprodotto e il tempo di arrivo dei pompieri. Tempo non sufficiente per far carbonizzare a tal modo il corpo.
Anche in questo filmato il soggetto era un maiale, avvolto in una coperta come se fosse un vestito su cui versarono una piccola quantità di benzina prima di dargli fuoco. Dopo sette ore in cui il maiale continuava a bruciare ancora non era stato completamente carbonizzato (e ricordo che il maiale ha un grasso simile a quello umano).
Tutto questo solo per dimostrare che la combustione è una questione di tempo.
Solo tramite il tempo le vittime possono ridursi carbonizzate come nei casi dell’eventuale SHC. Hanno voluto dimostrare cHe occorre un induttore come una sigaretta e un pò di carburante per portare avanti l’incendio. Anche il profumo, ricordo alle gentil pulzelle, che contiene dell’alcool.. è comunque carburante.
Ma poi, di queste conclusioni, a noi cosa ci serve?
Ben poco perchè le vittime non sembra chiedessero aiuto, e non credo volessero emulare i polletti allo spiedo dell’autogrill. O forse erano morte già prima dell’incendio, che comunque non ha leso suppellettili o abitazione?
E proprio il caso di Helen Conway che è stata ridotta in polvere in pochi minuti e nn in sette ore come il maiale?
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E voi, Legaioli, che ne pensate?

Fonti:
I Casi documentati di Autocombustione Umana
Combustione Spontanea
La combustione umana spontanea

Fuoco e fiamme...
The Page Turner
The Page Turner