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[url=https://leganerd.com/2011/03/28/esperimento-carcerario-di-stanford-part-1-il-carcere]Prima parte[/url] | [url=https://leganerd.com/2011/03/28/esperimento-carcerario-di-stanford-part-2-%e2%80%93-guardie-e-detenuti/]Seconda parte[/url] | [url=https://leganerd.com/2011/03/28/esperimento-carcerario-di-stanford-part-3-–-autorita-e-rivolta/]Terza parte[/url] | [url=https://leganerd.com/2011/03/29/esperimento-carcerario-di-stanford-part-4-%e2%80%93-cedimenti-e-presunta-fuga/]Quarta parte[/url] | [url=https://leganerd.com/2011/03/29/esperimento-carcerario-di-stanford-part-5-il-prete-ed-il-quarto-giorno/]Quinta parte[/url]

Questo è l’ultimo articolo della serie dedicata all’esperimento carcerario di stanford. Inizialmente i post erano quasi il doppio (10) ma dopo la richiesta di alcuni utenti ho deciso di tagliare qua e la, unendo più post in modo da diminuire le pubblicazioni.

[u][b]Ribellione 416[/b][/u]
Il prigioniero [b]416[/b] era appena stato integrato nell’esperimento, quindi non aveva assistito a tutte le (sempre più disumane) molestie descritte negli articoli precedenti.

Subito provò orrore per quelle persone rinchiuse che cercavano di spiegargli che non si trattava di un esperimento bensì di una prigione reale, dalla quale non si poteva fuggire e che il potere decisionale era completamente in mano alle guardie meritevoli di rispetto.

Egli reagì intraprendendo uno [b]sciopero della fame[/b], convinto che in questo modo sarebbe stato liberato (infondo si trattava solamente di un esperimento) e per tutta risposta le guardie lo sbatterono in isolamento per [b]diverse ore[/b]. Ricordo che il limite consentito ammontava ad una sola ora.

Nonostante questo egli continuò a rifiutare gli alimenti ( :res: ) ed anche se chiunque l’avrebbe riconosciuto come eroe gli altri detenuti fecero il contrario: lo considerarono un piantagrane in cerca di guai.

Vista la situazione i carcerieri fecero la loro mossa: dissero ai detenuti che l’avrebbero tirato fuori dal “buco” solamente se gli altri avessero rinunciato alle proprie coperte.
Tutti rifiutarono, lasciando il compagno in isolamento. Venne liberato solamente più tardi riconducendolo in cella.
Il ribelle era rimasto solo.
[more][/more]

[u][b]Conclusione dell’esperimento[/b][/u]
La sera del quinto giorno i parenti riferirono al Professor Zimbardo di essere stati contattati da un prete (vedi capitolo 5) e di aver assunto un [b]avvocato[/b], che si presentò nell’ufficio del carcere il giorno seguente per porre ai prigionieri tutte una serie di questioni di natura legale.

Come potrete immaginare il “Direttore Carcerario Zimbardo” decise di concludere l’esperimento, anche alla luce del fatto che i soggetti presentavano [b]patologie[/b] ormai estremamente evidenti ed il livello di sadismo delle guardie era salito oltre il limite umanamente tollerabile.

[b]Nota:[/b] nessun guardiano si ritirò prima della conclusione dell’esperimento, fece mai ritardi o chiese compensi extra (dicesi straordinari) per il lavoro svolto fuori dalle tempistiche del proprio turno.
Gli abusi si intensificavano di notte, cioè quando i carcerieri credevano di non essere osservati, arrivando a compiere addirittura abusi di carattere pornografico.

Si era arrivati al punto di far fare la doccia ai detenuti tutti insieme, nudi, con un sacchetto in testa, la mano sulla spalla dell’uomo di fronte a se e con le gambe incatenate l’una all’altra.

Su oltre cinquanta persone che visitarono la prigione l’unica a dichiarare intollerabile la situazione fu la Dottoressa [b] Christina Maslach[/b]: cioè la donna che in futuro sposerà il prof. Zimbardo.

Il giorno successivo, il sesto (20 agosto 1971) l’esperimento venne dichiarato concluso.

[u][b]Sesto giorno e conclusioni.[/b][/u]
Nel sesto ed ultimo giorno ci furono una serie di colloqui con le guardie, con i detenuti e con guardie detenuti e staff tutti insieme, al fine di raccogliere le testimonianze e di compiere un percorso di [b]rieducazione morale[/b] divenuto ormai indispensabile.

Due mesi dopo la fine dell’esperimento arrivò al professore la relazione del [b]detenuto 416[/b] che secondo me riassume benissimo ciò che fu questo esperimento. La riporto tradotta:

[quote]
Cominciai a rendermi conto che stavo perdendo la mia identità, che la persona che chiamavo Clay, la persona che mi condusse in questo posto, la persona che si offrì volontaria per entrare in questo carcere – perché per me era un carcere e lo è ancora – era lontana da me, così lontana che alla fine non aveva più nulla a che fare con me, io ero il 416. Ero il mio numero. Non lo considero un esperimento o una simulazione ma una prigione gestita da psicologi invece che dallo stato”.[/quote]

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Con questa testimonianza si chiude la serie di post dedicata all’esperimento carcerario di Stanford, tenuto dal Prof. Zimbardo, spero che vi abbia allietato la lettura. Il prossimo “Esperimento Scientifico Estremo” riguarderà l’amore materno e le scimmiette del Dottor Harry Harlow.

[b]Approfondimenti:[/b]
[url=http://www.prisonexp.org/links.htm]Serie di link correlati[/url].
[url=http://zimbardo.socialpsychology.org/]sito del Prof. Zimbardo[/url].
[url=http://www.stanford.edu/]Sito della Stanford University [/url].

Qui sotto trovate una gallery di immagini relative all’esperimento.

[rubrica][url=https://leganerd.com/tag/esperimenti-scientifici-estremi/][ESE][/url] è la rubrica a cura di @WebDataBank che parla degli esperimenti scientifici più controversi.[/rubrica]