[quote]Rispetto è una parola indispensabile[/quote]
Così si chiude il famoso spot dell’Eni che da tempo ormai ci scassa sulle reti nazionali. L’artista Ilana Yahav presta la sua abilità nella “sand art” per esprimere i santi concetti che muovono le scelte aziendali di Eni, ma la verità, manco a dirlo, è un’altra. “Godetevi” questo breve documentario che ci spiega in quale modo:
[quote]Internazionalità è una parola interessante, che parla di popoli che si incontrano (sic)[/quote]
“Bleah!” (cit. me)
[spoiler]Dopo (tanto per fomentarvi un po’) ascoltatevi questa canzone stupenda del Teatro degli Orrori sul poco conosciuto Ken Saro Wiwa.
[quote]Ken Saro-Wiwa (vero nome Kenule Benson Tsaro-Wiwa) (Bori, 10 ottobre 1941 – Port Harcourt, 10 novembre 1995) è stato uno scrittore e attivista nigeriano. Fu uno degli intellettuali più significativi dell’Africa postcoloniale. Padre di Ken Wiwa (Lagos, 1968) anche conosciuto come Ken Saro-Wiwa Jr, giornalista e scrittore nigeriano, dal 2005 assistente del Presidente della Nigeria per gli affari internazionali, la pace, la risoluzione dei conflitti e le riconciliazioni[…]
Fin dagli anni ottanta infatti Saro-Wiwa si fa portavoce delle rivendicazioni delle popolazioni del Delta del Niger, specialmente della propria etnia Ogoni maggioritaria nella regione, nei confronti delle multinazionali responsabili di continue perdite di petrolio che danneggiano le colture di sussistenza e l’ecosistema della zona.
Nel 1990 si fa promotore del MOSOP (Movement for the Survival of the Ogoni People); il movimento ottiene risonanza internazionale con una manifestazione di 300.000 persone che Saro-Wiwa guida al suo rilascio da una detenzione di alcuni mesi comminata senza processo.
Arrestato una seconda e una terza volta nel 1994, con l’accusa di aver incitato all’omicidio di alcuni presunti oppositori del MOSOP, Ken Saro-Wiwa viene impiccato a Port Harcourt con altri 8 attivisti del MOSOP al termine di un processo che ha suscitato le più vive proteste da parte dell’opinione pubblica internazionale e delle organizzazioni per i diritti umani.
Nel 1996 Jenny Green, avvocato del Center for Constitutional Rights di New York avviò una causa contro la Shell per dimostrare il coinvolgimento della multinazionale petrolifera nell’esecuzione di Saro-Wiwa. Il processo ha poi avuto inizio nel maggio 2009, e la Shell ha subito patteggiato accettando di pagare un risarcimento di 15 milioni e mezzo di dollari (11,1 milioni di euro. La Shell ha però precisato che ha accettato di pagare il risarcimento non perché colpevole del fatto ma per aiutare il “processo di riconciliazione”. Secondo gli ambientalisti, invece, documenti confidenziali della Shell dimostrerebbero il coinvolgimento della compagnia petrolifera nelle violazioni dei diritti umani in Nigeria.
Dalla Wiki in italiano [/quote]
[spoiler]Naturalmente non parliamo solo di Eni, ma lì hanno tutti le mani in pasta come si deve ed è difficile credere che le responsabilità siano solo di una compagnia. per il video del Teatro ho scelto la versione alternativa più semplice e in bianco e nero: credo sia molto meglio![/spoiler]
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