“The rime of the ancient mariner” by Samuel T. Coleridge


“The rime of the ancient mariner” è un poemetto scritto da Samuel Taylor Coleridge, una delle più grandi figure del Romanticismo inglese (ne è considerato il fondatore insieme all’amico Wordsworth). La “ballata” (se così vogliamo chiamarla) è divisa in sette parti e narra la storia di un marinaio e della sua ciurma. Coleridge, attraverso il linguaggio (pieno di arcaismi) e lo stile, si rifà alle vecchie ballate medievali. Vi propongo questa versione della ballata recitata da David Olney, cantante di musica folk americana, perché, a mio avviso, riesce a trasmettere l’angoscia del vecchio marinaio ed ha una pronuncia fantastica.

La storia è la seguente:
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Un vecchio marinaio trattiene l’invitato di una festa nuziale con il racconto della sua incredibile avventura in mare. Inizialmente riluttante, il giovane viene sedotto dallo sguardo incantatore del vecchio narratore. Il suo racconto ripercorre, quindi, le vicende della nave del marinaio che, spintasi oltre l’equatore verso l’Antartide, rimane intrappolata tra i ghiacci e la tempesta. Il posarsi di un albatros sulla nave viene accolto come un presagio favorevole dall’equipaggio, che lo rifocilla. Il volatile sembra, infatti, portatore di una brezza che consente alla nave di liberarsi dalla stretta del ghiaccio. Inaspettatamente, però, il marinaio uccide l’uccello con un colpo di balestra, insofferente per la difficile situazione. L’equipaggio dapprima rimprovera il marinaio per l’inopportunità del misfatto, ma successivamente approva il crudele gesto, perché coincidente con il miglioramento delle condizioni atmosferiche. È questo manifesto assenso a renderli moralmente complici del delitto. Le condizioni atmosferiche, però, precipitano: vento del tutto assente, sole cocente, acque ferme ed arroventate. L’equipaggio, sofferente per la sete, incolpa il marinaio per la loro disgrazia e gli appende al collo, al posto della croce, l’albatros che aveva abbattuto. All’imbrunire, il marinaio e il resto della ciurma scorgono una nave fantasma in lontananza. Al suo avvicinarsi, distinguono come passeggeri solo due donne impegnate in una partita a dadi: Morte (Death) e Vita-Nella-Morte (Life-in-Death). L’una vince e fischia tre volte. Scende, così, bruscamente la notte. L’equipaggio, agonizzante, maledice con lo sguardo il marinaio, reo della loro sventura e, uno dopo l’altro, in duecento esalano l’ultimo respiro.
Il marinaio, al contrario dei suoi compagni, sopravvive per sette giorni e sette notti nel rimorso per l’uccisione dell’albatro, solo e disgustato dell’acqua che lo circonda. Ad un tratto scorge dei serpenti marini che si agitano nell’acqua, splendenti di colori spettacolari. Mosso da un improvviso sentimento d’amore, benedice le creature marine. Dio, impietosito dal gesto d’affetto del marinaio, termina il suo castigo: l’albatros si stacca dal suo collo e si inabissa, le stelle ritornano a muoversi e il vento a spirare. Il marinaio è allietato dal sonno e da una pioggia ristoratrice. L’equipaggio si risveglia e ognuno torna a svolgere la propria mansione sulla nave, come spirito beato. All’alba tutte le anime si raccolgono intorno all’albero maestro e intonano al cielo un angelico canto. Nel frattempo la nave procede sulla rotta, finché si schianta contro la costa dell’Inghilterra facendo svenire il marinaio. Nello stordimento, sente due voci indistinte. Il dialogo tra queste due voci spiega il moto della nave in assenza del vento: l’aria, chiudendosi dietro la nave, la fa avanzare. Al risveglio, il marinaio si trova nel suo paese natale, in cui riconosce la chiesa, la baia, la rupe. Mentre la nave affonda, l’uomo è soccorso da un battello, in cui si trova l’eremita, al quale il marinaio prova forte desiderio di raccontare il suo trascorso. Una volta rivelato il suo vissuto, l’uomo si sente sollevato dall’agonia a cui le vicende l’avevano portato. Intraprende, così, il suo viaggio nel mondo per narrare la sua edificante storia. Il marinaio consiglia l’invitato alle nozze di pregare per tutte le creature della natura perché amate da Dio. Quest’ultimo si ritira quindi in una profonda riflessione.

Da Wikipedia[/spoiler]
A seguire le altre parti
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Bonus Tracks (Ferrea Virgo *________*)
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Link al testo integrale per chi fosse interessato
P.S. Fantasy nel 1800, w00t :D

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