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[quote]N[b]obel per la medicina a sorpresa
Vince il padre della fecondazione in vitro
Robert Edwards è stato pioniere di una tecnica che dal 1978, con l’arrivo della prima bambina in provetta, ha portato alla nascita di 4 milioni di persone nel mondo[/b]
MILANO – È Robert Geoffrey Edwards, “padre” della fecondazione in provetta, il vincitore del premio Nobel per la medicina. Lo scienziato inglese 85enne ha battuto a sorpresa quelli che erano considerati i favoriti: il giapponese Shinya Yamanaka, che ha ottenuto cellule staminali utilizzando del normale tessuto epidermico, i canadesi Ernest McCulloch e James Till (che negli anni Settanta identificarono le staminali) e il “guru” inglese della clonazione, John Gurdon.
PIONIERE – Nella motivazione del riconoscimento viene ricordato che Edwards, 85 anni, è stato pioniere di una tecnica che ha avuto fortissime ricadute nella società e che a partire dal 1978, anno di arrivo della prima bambina in provetta, Louise Joy Brown, ha portato alla nascita di quattro milioni di persone nel mondo. Edwards ha ricevuto 10 milioni di corone svedesi, corrispondenti a 1,5 milioni di dollari. Insieme al chirurgo e ginecologo inglese Patrick Steptoe, morto nel 1988, ha sviluppato negli anni ’60-’70 la tecnica IVF (in vitro fertilisation), che ha reso possibile la fecondazione degli ovuli in vitro, per poi essere reimpiantati nell’utero. «Le sue scoperte hanno reso possibile il trattamento della sterilità che colpisce un’ampia porzione dell’umanità e più del 10% delle coppie nel mondo» spiega il comunicato del Karolinska Institutet di Stoccolma.
[b]LA VITA[/b] – Professore emerito dell’università di Cambridge, Edwards è nato a Manchester il 27 settembre 1925. Dopo aver combattuto nella Seconda guerra mondiale, studia biologia prima negli Stati Uniti e poi in Scozia, dedicandosi agli studi di embriologia. Dal 1958 è ricercatore dell’Istituto nazionale per la ricerca medica di Londra, dove comincia le ricerche su processo di fecondazione. Nel 1968 riesce a ottenere la fertilizzazione di un ovulo umano in laboratorio. Dal 1963 prosegue il suo lavoro a Cambridge, prima all’università e poi nella clinica Bourn Hall. Qui, con Streptoe, ha fondato il primo centro al mondo per la fecondazione assistita, che ha diretto per molti anni. Una fama crescente lo porta a entrare, nel 2007, nella prestigiosa lista pubblicata dal Daily Telegraph dei 100 più grandi geni viventi.
L’inizio della collaborazione con l’illustre ginecologo segna la svolta per le sue ricerche. Mentre Edwards affina le tecniche di fertilizzazione dell’embrione in laboratorio, Steptoe utilizza la laparoscopia per ricavare ovociti da pazienti con infertilità dovuta alle tube. I loro esperimenti incontrano numerose critiche e opposizioni di tipo etico, ma la nascita di Louise, nell’Oldham General Hospital, segna la storia della medicina, dando una nuova speranza a milioni di coppie infertili nel mondo. La tecnica Fivet (fertilizzazione in vitro con embryo transfer) ha un principio relativamente semplice: si tratta di fecondare in vitro un ovulo estratto dalle tube della paziente con uno spermatozoo sano, per poi reimpiantare l’embrione così ottenuto nell’utero della donna entro 72 ore. Le possibilità di gravidanza sono pari al 18% dei cicli ovulatori femminili: tre quarti di queste gravidanze arrivano al parto.
[b]POLEMICHE[/b] – Proprio quest’anno, in occasione del compleanno di Louise Joy Brown, oggi mamma 32enne, si sono riaccese le polemiche sul fatto che negli anni ’70 il Medical Research Council (Mrc) britannico decise di non finanziare la ricerca che portò alla nascita della “bimba del miracolo”. In un recente studio pubblicato su Human Reproduction, i ricercatori dell’università di Cambridge diretti da Martin Johnson, hanno analizzato le ragioni del no ai finanziamenti pubblici per gli studi di Edwards e Patrick Steptoe nel 1971. Un lavoro sovvenzionato da finanziatori privati che, il 25 luglio 1978, portò appunto alla nascita della prima bimba in provetta. Ebbene, dall’analisi dei carteggi, dei documenti e degli archivi dell’epoca, sono emersi una serie di “errori tattici” dei due ricercatori a caccia di finanziamenti. Ma anche il fatto che, per gli specialisti consultati dal Mrc prima di prendere una decisione in materia, fosse più importante limitare la crescita della popolazione britannica piuttosto che curare l’infertilità.
Redazione online
04 ottobre 2010[/quote]
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