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Come inserito nei commenti di [url=https://leganerd.com/2010/09/17/claviceps-purpurea-intossicazioni-streghe-miracoli-allucinazioni-trip-farmaco/comment-page-1/#comment-66762]questo post[/url], scrivo un articolo in merito agli animali che ingeriscono piante con effetti allucinogeni (o altre sostanze potenzialmente tossiche) a scopo depurativo o alimentare.
In primis parlo dei felini a noi più noti, i gatti. Essi sono ghiotti di erba gatta – o gattaia – che utilizzano per pulire l’ apparato digerente; siccome la sanno lunga si son scelti tale pianta in quanto causa in loro un effetto di inebriatezza, che è data dal fatto che contiene nepetalactone, un terpene, che è un surrogato dei feromoni sessuali felini. Il gatto selvatico arriva a provare vere e proprie dipendenze verso anche altri tipi di piante, quali il Teuclum Marum, la Valeriana e la Nepeta Cataria: quest’ ultima rende la femmina più “disnibita” e causa al maschio un prolungamento dell’ attività sessuale ed una maggiore durata di erezione del pene, insomma una specie di Viagra naturale. La Valeriana invece provoca in loro effetti di inebriatezza ed allucinazioni.
I lemuri del Madagascar ingeriscono una tipologia di millepiedi che secerne un liquido narcotico, che oltre a rincoglionirli funge da antiparassitario naturale.
Viaggiando in Amazzonia possiamo imbatterci in un giaguaro che si ciba della corteccia di una particolare vite (se non ricordo male la anadenanthera peregrina) che contiene bufotenina (un alcaloide) in grandissima quantità; Gli scopi sono ancora una volta purganti e antiparassitari.
Anche se la nostra cultura non lo ammette, anche l’ alcol (o alcohol) è una droga, e ci sono animali che ne “subiscono” la conseguente dipendenza.
Tempo fa qualcuno postò un video qui su LN (del quale non trovo il link, CHE CAVOLO DI TAG AVRA’) nella quale si vedevano un sacco di animali della foresta che si ritrovavano puntualmente tutti gli anni a mangiare i frutti di una determinata pianta, la marula (Sclerocarya birrea) con cui gli uomini producono il vino della savana chiamato buganu, che cadendo e fermentando divengono alcolici.
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In India sono frequenti le incursioni di elefanti nelle regioni di Meghalaya e Assam, inquanto il clima favorevole ha fatto sì che si concentrassero li i maggiori produttori di birra e riso (dal quale proviene una tipologia di grappa) del paese.
Dopo aver letteralmente razziato (e bevuto) le giare contenenti tali bevande divengono molesti e distruggono tutto ciò che incontrano davanti a loro.
Dapprima agitano le orecchie e scuotono la testa, barriscono a più non posso, dimenano la proboscide ed infine cadono sotto il loro stesso peso (dilettanti :P ).
Il più incallito bevitore al mondo è lo ptilocerco della Malesia (Ptilocercus lowii).
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Ptilocercus lowii[/spoiler]
Questa piccola tupaia (peso medio 50 g) che assomiglia ad un topolino si nutre prevalentemente dei fiori di una particolare palma da cocco detta in inglese bertam palm, o Eugeissona tristis. Essa ospita infatti nelle gemme floreali dei lieviti che, fermentando parzialmente gli zuccheri prodotti durante la fotosintesi, creano un gradiente alcolico del 3.6-3.8%, ovvero quello di una birra leggera.
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Eugeissona tristis.[/spoiler]
I mammiferi che si nutrono della linfa di queste piante sono molti, per esempio la tupaia belangeri e il lori lento (Nycticebus sp.) ma ciò che rende assolutamente unico (nonchè uno dei miei animali preferiti) il ptilocerco è la quantità di alcol che ingerisce quotidianamente: Nove bicchieri di birra al dì (ricordo che pesa circa 50 grammi).
Esso non sente assolutamente (o quasi) gli effetti alcolici, inquanto il suo metabolismo è in grado di neutralizzare l’alcool molto velocemente.
Altro dato interessante è che dall’ analisi del pelo è emerso che la frequenza di ingerimento di Eugeissona e’ del 36%, ovvero se ne ciba una notte su tre.
Robert Dudley dell’Universita’ di California, secondo quanto riportato dal [url=http://news.nationalgeographic.com/news/2008/07/080729-drinking-shrew_2.html]National Geographic[/url], ipotizza che l’alcol serve o come cardiotonico come protezione dai rischi cardiovascolari.
L’ utente denominato “tupaia on August” [url=http://www.lorologiaiomiope.com/la-tupaia-alcolizzata-ptilocercus-lowii/]ipotizza[/url] un’ altra ipotesi:
[quote]Se io dovessi fare un’ipotesi, suggerirei che l’alcol viene semplicemente usato come scorciatoia per produrre molecole ad alta energia come NADH da cui ricavare lipidi e tirar su le calorie necessarie ad un metabolismo molto veloce; in alternativa, l’alcol produce metaboliti secondari come l’acetaldeide, l’acido lattico e i chetoni che potrebbero rendere la carne della tupaia sgradita ai predatori, non sarebbe il primo ne’ l’ultimo caso di animale che ingerisce tossine a questo scopo[/quote]
Personalmente ritengo che la sua idea regga.
I ptilocerchi che vivono sulle isole di Saint Kitts invece spesso e volentieri divengono dei veri e propri alcolisti, arrivando addirittura ad avvicinarsi (ed entrare) in pub e locali per rubare il rum leccandolo dai bicchieri finiti dai clienti.
[spoiler]”AAAHHHH! Cameriereeee c’ è un topo nella mia pinta”! :P [/spoiler]