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La crescita dell’industria biotech nei prossimi 20 anni, secondo uno studio fatto dall’ Organization for Economic Cooperation and Development (OECD) (che credo sia l’OCSE), sarà dall’attuale 0,5 al 2,7% del PIL, cioè un incremento di 5 volte.

Il settore trainante sarà quello delle biotecnologie industriali (39%), assieme all’agricolo (36%) e al medico (25%).
Ma la tendenza attuale degli investimenti è in contrasto: solo il 2% viene investito in R&D per applicazioni industriali e ben l’87% in ambito medico.

MA i dati si riferiscono al periodo subito antecedente alla crisi, quindi la crescita subirà un ridimensionamento. Ma le nuove tendenze verso materiali bio, energie pulite e meno costose, ecocompatibilità potrebbero incrementare le opportunità.

Forse chi non è del settore non ha idea della vastità di applicazioni dell’industria biotech.
Lista improvvisata con qualche esempio spicciolo che mi viene in mente:

– Industria farmaceutica: farmaci, antibiotici, ricerca, drug delivery, drug design, terapia genica (?), terapia staminali, rigenerazione tessuti, modelli animali;
– Industria chimica: chimica fine, uso di enzimi, controllo stereoselettivo;
– Medicina: test enzimatici, genetici, microbiologici, screening;
– Industria alimentare: vino, birra, latte (alta digeribilità), formaggi, yogurt, lieviti, probiotici, fermenti lattici, controllo qualità, uso di enzimi, coloranti, conservanti;
– Agricoltura: gm crops, controllo inquinanti, controllo qualità, test ambientali, produzione farmaci/vitamine da piante;
– Veterinaria: (come medicina), controllo incroci, selezione genetica;
– Saponi, detergenti, detersivi: saponi con enzimi, uso di enzimi nella produzione di detergenti;
– Industria tessile: cotone gm, coloranti, enzimi per acconciatura pelli, trattamenti enzimatici dei capi;
– Industria materiali: plastiche bio, biopolimeri, nuovi materiali biocompatibili/biodegradabili;
– Industria carta: uso di enzimi;
– Ambiente: test inquinamento chimico e biologico, biorisanamento;
– Energia: biodiesel, bioetanolo, sfuttamento fotosintesi(?);
– Cosmetologia: botulino, materiali bio contro allergie e rigetto, cosmetici naturale;
– Bioinformatica: diagnosi, supporto, analisi dati.

Un esempio concreto: avrete tutti un paio di blu-jeans slavati. Il colorante indaco è prodotto da batteri ingegnerizzati, il cotone (se i jeans sono americani) è OGM, la slavatura è fatta mediante lavaggi con enzimi che “mangiano” superficialmente il cotone.

Nella foto: un piccolo fermentatore programmabile da laboratorio.

Fonte: [url=http://www.nature.com/nbt/index.html]Nature Biotechnology[/url] Luglio 2010