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[quote]Non posso farci niente se una volta l’Italia era un Paese anticlericale. Non posso farci niente se in questo viaggio risorgimentale trovo continuamente segni e parole di una laicità forte che sono obbligato a riportare; una laicità condivisa in parlamento da tutti i partiti, e parole che oggi nessuno oserebbe pronunciare. Non è colpa mia se Torino è una città dove le chiese non stanno nelle piazze, perché le piazze sono luogo civico e nient’altro, presidiato solo da monumenti di eroi. Mi dicono che qui un vescovo che osò remare contro le leggi dello Stato fu spedito in esilio dal governo d’Azeglio. Fu la dinastia piemontese a liberare il papato dell’ingombro del suo potere temporale, e fu sempre la dinastia sabauda a non volere il crocefisso nelle scuole italiane, perché la classe non era sacrestia. Fu invece Mussolini a rimettercelo, nel 1929. “Prima a iera nen”, dicono qui. Prima eravamo uno Stato laico. Cara vecchia Torino, città caserma e bomboniera, faccia sabauda e cuore borbonico degli immigrati Fiat, città multietnica con i panni maghrebini sulle terrazze. Torino solida di portici e con pioggia senza ombrello, senza la puzza sotto il naso di Milano. Città con le valli della Resistenza, città europea – forse l’unica d’Italia – che sta tornando capitale e forse avrebbe dovuto rimanerlo. Torino, ancora, con un sindaco che non sega la panchine ma le inaugura e apre i mercatini di rione. Dal Veneto al Piemonte ho assistito a una mutazione inesorabile. In percentuale, il Veneto ha il doppio delle parrocchie della Lombardia. E la Lombardia ha la metà dei tribunali del Piemonte. È un Nord bipolare: a Est il campanile, e a Ovest il palazzo reale. La presenza forte dello Stato laico. La senti dappertutto, sotto le Alpi Cozie.[/quote]
Gran bell’articolo, che vi consiglio di [url=http://www.repubblica.it/rubriche/camicie-rosse/2010/08/14/news/camicie_rosse_14_agosto-6278142/]continuare a leggere su Repubblica[/url].