Sveglia alle 11. Piove. Decido di dedicare questa uggiosa domenica all’arte culinaria, visto che nelle ultime settimane ho trascurato questo aspetto della vita quotidiana che mi fa stare tanto bene. Comincio con una frittata: zucchine, cipolla, uova, pecorino, pepe e un po’ di latte (altrimenti scade e lo devo buttare). Purtroppo il composto è troppo liquido e troppo abbondante per le dimensioni della padella che ho scelto per la cottura. Insomma la frittata ha un aspetto più simile a delle uova strapazzate insaporite con zucchine. Beh, poco male, il sapore è buono quindi per questa volta posso ignorare la presentazione. Mentre riassetto e lavo i piatti rischio di rompere un bicchiere. Sai che novità. Niente di grave. Passo oltre e comincio a preparare il secondo piatto: sformato di patate. Sono costretta a usare il forno di mia mamma, perché casa mia ne è sprovvista. Mi trasferisco a casa dei miei, che al momento sono in villeggiatura. Accendo subito il forno, per farlo riscaldare, e mi appresto a stendere e farcire in una teglia le patate lessate e schiacciate, dimentica del fatto che mia madre è solita lasciare nel forno padelle colme di olio da buttare; quando me ne rendo conto (il forno era già caldo e pronto per accogliere le mie prelibatezze), afferro con decisione il manico della padella a mani nude, provocandomi una leggerissima ustione, poi ritorno in me, mi armo di presina e svuoto il forno da tutto il contenuto non desiderato. Aspetto un po’, pensando a quali possano essere le conseguenze della mia distrazione, mi consulto telefonicamente con la mamma (la mamma è sempre la mamma) che mi dà il benestare per infornare la mia teglia. Il ripiano sul quale la appoggio è troppo alto e la carta da forno in eccesso entra in contatto con la resistenza e prende fuoco. Panico. Tiro fuori la teglia e comincio a soffiare e per fortuna riesco a estinguere il principio di incendio. Spengo il forno. Terrorizzata dalla possibilità che qualche residuo di olio bollente schizzato dalla padella possa in qualche modo mettere a rischio l’intera operazione, nonché la mia vita, mi dilungo in una paranoica riflessione. Alla fine decido di ritentare, riaccendo il forno e al momento opportuno inforno lo sformato. Tutto sembra andare per il meglio. Mi metto a lavare gli ultimi piatti rimasti e, mentre ripongo alcune posate nello scolapiatti sopra al lavello, una forchetta mi scivola e comincia a cadere diretta verso il mio volto, la schivo, rimbalza sul mobile della cucina e finisce la sua corsa sul mio piede. Penso che stasera andrò a letto presto.
Mi sono sentita un po’ come lui. Un po’ meno tamarra e stupida, però.