Progetto SETI: al via nuovo metodo di ricerca

Il 15 agosto 1977, il segnale Wow! di Ehman fu registrato ma, purtroppo, non fu mai più ricevuto. Tuttavia, un nuovo metodo sviluppato presso l’Università di Berkeley potrebbe migliorare notevolmente la ricerca di segnali extraterrestri, anche quelli che non si ripetono.

Questo nuovo approccio utilizza la scintillazione, un fenomeno noto anche nell’osservazione delle stelle e dei pianeti nel cielo notturno. La turbolenza atmosferica fa apparire tremolare la luce delle stelle puntiformi, mentre quella riflessa dai pianeti appare più stabile, poiché sono oggetti più grandi e vicini a noi. Analogamente, quando onde radio provenienti da lontane sorgenti attraversano il mezzo interstellare, il plasma freddo, composto principalmente da elettroni liberi, può alterare il segnale, causando una scintillazione.

Un algoritmo in codice Python, sviluppato da Bryan Brzycki, uno studente di Berkeley, è stato progettato per analizzare questa scintillazione nei segnali a banda stretta. L’algoritmo individua i segnali che si attenuano e tornano a brillare con periodi inferiori al minuto, un chiaro sintomo che stanno attraversando il mezzo interstellare. Ciò permette di distinguere le emissioni artificiali provenienti da sorgenti distanti dalle interferenze terrestri, offrendo un nuovo metodo di conferma dei segnali nel progetto SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence), diverso dall’osservazione ripetuta della stessa regione di cielo.

Questa tecnica promettente potrebbe ridurre i falsi positivi nella ricerca di segnali extraterrestri, ma presenta una limitazione importante. Perché il fenomeno della scintillazione sia rilevabile, la sorgente del segnale deve trovarsi almeno a 10.000 anni luce da noi. Pertanto, segnali provenienti da sorgenti più vicine, come Proxima Centauri, situata a poco più di quattro anni luce di distanza, non supererebbero il test.

Nonostante questo limite, il nuovo metodo rappresenta un passo avanti nella ricerca di segnali extraterrestri e offre la possibilità di identificare con maggiore certezza emissioni artificiali provenienti da lontano, contribuendo così a rafforzare la nostra comprensione delle intelligenze extraterrestri potenziali. L’articolo di ricerca intitolato “On Detecting Interstellar Scintillation in Narrowband Radio SETI”, pubblicato su The Astrophysical Journal, fornisce ulteriori dettagli sullo sviluppo di questa promettente tecnica.

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