Un team di ricercatori del MIT ha ideato un modello computazionale innovativo. Questo modello spiega come i circuiti cerebrali possano memorizzare i ricordi episodici. Nello specifico, esso si concentra sulle cellule di posizione dell’ippocampo, responsabili della memoria spaziale, e sulle cellule della griglia nella corteccia entorinale. Si tratta di cellule che collaborano per creare un’impalcatura neurale per la memoria. Quindi, anche senza una componente spaziale diretta, questo sistema consente di collegare i ricordi complessi. Il modello del MIT dimostra come queste cellule possano creare una sorta di indice per richiamare i ricordi.
Quando una traccia mnemonica viene attivata, il circuito dirige l’ippocampo verso lo stato associato. L’ippocampo richiama i dettagli della corteccia sensoriale che è una regione capace di immagazzinare molte informazioni. Tale processo indica come sia possibile, per esempio, il degrado dei ricordi vecchi e la capacità di memorizzare eventi in sequenza. Ila Fiete, professore di scienze cognitive e del cervello al MIT, membro del McGovern Institute for Brain Research del MIT e autore senior del nuovo studio, spiega:
Concettualmente, possiamo pensare all’ippocampo come a una rete di puntatori. È come un indice che può essere completato da un input parziale, e quell’indice punta poi verso la corteccia sensoriale, dove quegli input sono stati sperimentati in primo luogo. L’impalcatura non contiene il contenuto, contiene solo questo indice di stati astratti dell’impalcatura.
Il cervello codifica ricordi di luoghi ed eventi: quando una traccia di memoria si riaccende
Il modello ideato dal MIT riproduce fedelmente i fenomeni associati alla memoria, come il “palazzo della memoria”. È una strategia, utilizzata nelle competizioni di memorizzazione. Essa associa informazioni a luoghi familiari per migliorarne il richiamo. Così facendo, i ricordi si irrobustiscono.
Il nuovo approccio supera quelli tradizionali, come le reti neurali di Hopfield che non spiegano il graduale declino della memoria biologica. Non spiegano nemmeno la capacità di aggiungere nuovi ricordi senza eliminare i vecchi.
Quella del MIT, è un’indagine che potrebbe portare a comprendere come i ricordi episodici si trasformino in memorie semantiche. Inoltre, questo modus operandi, potrebbe stimolare l’implementazione di nuovi approcci per quanto riguarda l’apprendimento automatico.