Un team di studiosi della Cornell University ha sviluppato un metodo rivoluzionario per estrarre l’oro dai rifiuti elettronici. Esso permetterebbe di ridurre drasticamente l’impiego di sostanze tossiche. La tecnica in questione consiste nell’utilizzo di strutture organiche covalenti (COF) come TTF-COF. Si fa riferimento a materiali porosi che selezionano e catturano gli ioni d’oro dai circuiti stampati scartati.

In questo modo, è possibile recuperare il 99,9% dell’oro, senza compromettere la presenza di altri metalli come nichel e rame. Costituiti da zolfo, i COF sono in grado di mantenere l’efficienza anche dopo vari cicli di utilizzo.

Rispetto alle tecniche tradizionali che implicano l’uso di sostanze nocive come il cianuro, questo approccio si rivela ecologico e sicuro. Il processo di recupero consente di affrontare il grave problema dei rifiuti elettronici e contribuisce a ridurre al minimo i rifiuti. Entro il 2030, senza nessun intervento, i rifiuti elettronici globali potrebbero arrivare a 80 milioni di tonnellate all’anno.

estrarre oro dai rifiuti elettronici

Estrarre oro dai rifiuti elettronici: una nuova frontiera per combattere il cambiamento climatico

Il processo sviluppato da ricercatori apre la strada a nuove possibilità in termini di cambiamento climatico. Una volta che i COF sono caricati con oro, fungono da catalizzatori per la conversione della CO2 in materiali organici utili. Questo processo, che avviene a temperatura e pressione ambiente, produce sostanze chimiche che possono essere utilizzate in diversi settori industriali. Verrebbe ridotta così la produzione di CO2 nell’atmosfera.

Il più grande deposito d’oro del mondo ha un valore di 83 miliardi di dollari Il più grande deposito d’oro del mondo ha un valore di 83 miliardi di dollari

La tecnica di estrazione in questione risulterebbe economicamente vantaggiosa. Una tonnellata di rifiuti elettronici contiene dieci volte più oro rispetto a una tonnellata di materiale estratto.

Tale modalità presenta dei limiti: l’oro recuperato è legato ai siti ricchi di zolfo presenti nel COF. Il recupero dell’oro, pertanto, richiederebbe un’ulteriore fase di desorbimento o riduzione su cui c’è ancora molto da discutere. Nonostante ciò, una soluzione come questa potrebbe trasformare la spazzatura con notevoli benefici non solo nel settore scientifico.