Un’inchiesta del New York Times ha svelato una rete di abusi sessuali su minori facilitata da app di livestreaming disponibili su piattaforme di uso comune come l’App Store di Apple e il Google Play Store.
Un problema di proporzioni enormi
L’indagine ha scoperto che alcune app di video chat, tra cui Bigo Live, BuzzCast e altre, venivano utilizzate per promuovere e vendere livestream di abusi sessuali su minori. Questi contenuti non erano nascosti in angoli remoti del dark web, ma accessibili attraverso le principali piattaforme digitali. Genitori, spesso provenienti da Paesi in via di sviluppo, usavano questi strumenti per connettersi con clienti internazionali, prevalentemente dagli Stati Uniti, disposti a pagare cifre elevate per assistere agli abusi.
Secondo un agente sotto copertura del Dipartimento per la Sicurezza Interna degli Stati Uniti, il fenomeno non è isolato. “Non si tratta di un singolo caso al giorno. È un ciclo continuo, con decine di uomini che pagano per sessioni separate di abuso,” ha dichiarato. Le vittime, molte delle quali bambini, sono costrette a subire violenze ripetute, spesso durante le ore notturne.
La moderazione di Apple e Google ha fallito
Apple e Google, pur sostenendo di avere una politica di “tolleranza zero” verso lo sfruttamento sessuale di minori, hanno consentito la diffusione di queste app. Secondo l’indagine, molte di esse erano chiaramente progettate per contenuti espliciti, come dimostrano i nomi “18+ Live & Video Chat” o “Adult Calls, Love Chat”. Nonostante ciò, sono rimaste disponibili per anni, e solo dopo le segnalazioni del New York Times alcune sono state rimosse.
Fred Sainz, portavoce di Apple, ha dichiarato che l’azienda ha avviato un’indagine interna e rimosso più di 20 app, mentre Google ha sospeso alcune applicazioni “per precauzione”. Tuttavia, entrambe le aziende continuano a guadagnare attraverso commissioni sugli acquisti in-app, una parte dei quali derivati da transazioni per contenuti illegali.