La collaborazione tra OpenAI e Microsoft, una volta definita come “la migliore bromance” da Sam Altman, è oggi caratterizzata da tensioni crescenti, secondo il New York Times. Il licenziamento improvviso di Altman a novembre ha sconvolto il CEO di Microsoft, Satya Nadella, spingendo l’azienda a rivedere i propri investimenti in OpenAI, nonostante un impegno iniziale di 13 miliardi di dollari.
OpenAI, che prevede di perdere 5 miliardi di dollari entro la fine del 2024, sta cercando di aumentare la propria capacità computazionale, riducendo i costi e coinvolgendo nuovi partner, tra cui Oracle e Nvidia. A giugno, Microsoft ha concesso un’eccezione contrattuale che ha permesso a OpenAI di firmare un accordo da 10 miliardi di dollari con Oracle per ottenere ulteriori risorse computazionali.
A marzo, Microsoft ha speso oltre 650 milioni di dollari per assumere gran parte del personale di Inflection, un concorrente di OpenAI. Segnali che l’intesa tra le due aziende stia diventando sempre più labile. Nonostante queste manovre, le tensioni continuano a crescere: i dipendenti di OpenAI lamentano che Microsoft non fornisce risorse computazionali sufficienti, mettendo a rischio la capacità dell’azienda di creare un’intelligenza artificiale avanzata.
Ironia della sorte, un eventuale successo di OpenAI nello sviluppo di un’IA di livello umano potrebbe consentirle di uscire dal contratto con Microsoft, grazie a una clausola che prevede la fine della collaborazione nel caso in cui OpenAI rilasci un modello classficiabile come AGI. Cioè una super intelligenza artificiale in grado, tra le altre cose, di apprendere nuove abilità autonomamente.