È davvero incredibile quanto emerso da un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università di Southampton. Nello specifico gli studiosi hanno scoperto che la memoria 5D potrebbe rivelarsi di grande aiuto per preservare il DNA dell’uomo per moltissimo tempo, esattamente per miliardi di anni. E proprio per tale motivo i ricercatori hanno inciso il genoma umano su un cristallo di memoria 5D conservato poi all’interno della miniera di sale più antica al mondo. A condurre lo studio in questione è stato un professore di optoelettronica ovvero il Dott. Peter Kazansky il quale nel corso di una recente intervista rilasciata a Technology Networks ha rivelato di essere stato ispirato, insieme al team, dal grande potenziale legato ai cristalli di memoria 5D.
L’obiettivo dello studio era quello di “Fornire un archivio ultra-resistente e ad alta densità che può durare miliardi di anni”. Kazansky ha inoltre dichiarato che ad attirare la loro attenzione è stato anche un altro elemento. Ovvero il fatto che sfruttare questa tecnologia potrebbe rivelarsi di aiuto per ricostruire una persona seguendo alcune informazioni genetiche immagazzinate.
Alcune informazioni sul cristallo di memoria 5D
Ma, cosa sappiamo del cristallo di memoria 5D? Questo è stato esattamente sviluppato all’interno dell’Optoelectronics Research Centre (ORC) dell’Università di Southampton. In merito alla registrazione dei dati Kazansky ha rivelato “Nei cristalli di memoria 5D, il laser a femtosecondi di registrazione dei dati contrassegna il vetro in tre dimensioni“. In questo modo, ha proseguito, riesce a creare un pixel volumetrico chiamato anche voxel, con una “struttura nanopiastrinica“. Questa a sua volta produce nel vetro birifrangenza caratterizzata da due diversi parametri. Uno è l’orientamento dell’asse lento e l’altro è la forza del ritardo.
Proprio durante la fase di registrazione l’orientamento dell’asse lento è controllato dalla polarizzazione della luce. Mentre invece a governare la forza del ritardo è l’intensità della luce. Il team di scienziati è quindi riuscito ad ottenere l’archiviazione dei dati 5D semplicemente combinando le due dimensioni ottiche citate in precedenza con tre diverse coordinate spaziali ovvero x,y e z. La scrittura a 2 bit è stata invece utilizzata dagli scienziati per poter memorizzare sul cristallo le informazioni legate al DNA dell’uomo.