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Interessante articolo su [url=http://www.wired.com/gadgetlab/2011/03/tech-legacy-tokyo/]Wired[/url] che, riportando un altro articolo di [url=http://www.itworld.com/business/140626/legacy-1800s-leaves-tokyo-facing-blackouts]ITWorld[/url], descrive la curiosa ragione dei black-out ricorrenti che, come se non bastasse il resto, complicano la vita degli abitanti di Tokio.
Pare che tutto derivi dall’eredità lasciata dal primo sistema elettrico costruito in Giappone alla fine dell’Ottocento: metà del paese usa corrente alternata a 60Hz mentre il resto a 50Hz.
La discrepanza deriva dalle prime due aziende elettriche del Paese: la Tokyo Electric Light Co. utilizzava generatori tedeschi a 50Hz, mentre nella parte occidentale del Giappone, la Osaka Electric Lamp Co. usava generatori americani della General Electric, a 60Hz secondo lo standard ancora in uso negli USA.
Diversamente da quanto accaduto negli USA e in altri Paesi, la rete elettrica giapponese non è mai stata unificata in un singolo standard.
Le due reti sono collegate ma la stazioni che operano l’interconnessione ed il cambio di frequenza sono in grado di supportare solo fino a 1GW.
Quando il terremoto e successivo tsunami hanno messo fuori servizio la centrale di Fukushima Daiichi, improvvisamente 9.7GW di potenza sono venuti a mancare.
E da qui i problemi di Tokio: le aziende elettriche del Giappone occidentale non riescono a compensare la potenza mancante.
Chiaramente, rispetto al disastro generale, i black-out ricorrenti sono un problema relativamente minore (se non dovete prendere l’ascensore in un grattacielo o dipendete da un macchinario medicale) è interessante riflettere su come un problema che affonda le sue radici in scelte tecniche di 2 secoli fa si sia rivelato oggi in tutta la sua criticità, pur essendo solo dovuto alla differenza di frequenze delle due reti.
Via [url=http://www.wired.com/gadgetlab/2011/03/tech-legacy-tokyo/]Wired[/url].