Una delle caratteristiche che contraddistingue l’essere umano fin dalla giovane età è la curiosità. Questo rappresenta un elemento essenziale nella vita di ognuno di noi in quanto ci consente di poterci adattare a diversi ambienti e circostanze. Ma esattamente, quale parte del cervello gestisce la curiosità dell’uomo? Per rispondere a tale domanda i ricercatori della Columbia University negli Stati Uniti hanno portato avanti un particolare studio effettuato utilizzando la fMRI ovvero la risonanza magnetica funzionale.

I ricercatori hanno nello specifico misurato i livelli di ossigeno presenti nelle diverse zone del cervello indicando in un preciso momento quello che era il livello di attività delle diverse regioni. Per poter portare avanti lo studi 32 persone sono state poste sotto esame, e a queste è stato chiesto di osservare immagini  texforms. E quindi immagini di animali o oggetti familiari, come ad esempio cappelli e rane, ma distorte in diversi livelli.

Il risultato dello studio

Il lavoro dei volontari doveva essere semplicemente quello di valutare la curiosità e la sicurezza mostrata dalle persone nell’identificare il soggetto appartenente ad ogni immagine texforms. Le valutazioni in questione poi sono state associate alle scansioni fMRI e tale lavoro ha permesso di scoprire una maggiore attività in tre diverse zone del cervello.

Cervello: una nuova speranza per la riparazione dalla corteccia cerebrale stampata in 3D Cervello: una nuova speranza per la riparazione dalla corteccia cerebrale stampata in 3D

La prima è la corteccia occipitotemporale collegata alla vista e quindi di conseguenza al riconoscimento di particolari oggetti. Poi ancora la seconda è la corteccia prefrontale ventromediale impegnata nella gestione della percezione della sicurezza e del valore. E infine la terza regione all’interno della quale è stata riscontrata maggiore attività è la corteccia cingolata anteriore impegnata in particolar modo nella raccolta delle informazioni.

Quanto emerso dallo studio ha quindi portato i ricercatori ad affermare che l’input percettivo viene trasformato dalle rappresentazioni neurali riuscendo in questo modo ad evocare la curiosità. Ciò che appare chiaro è che la curiosità fa parte dell’uomo, e senza di essa sopravvivere sarebbe veramente difficile.