Può un contenuto aggiuntivo non aggiungere nulla? Può ritrovarsi a essere un banale tentativo di allungare un brodo che forse era già annacquato? E se sì, può farlo portando il nome di Final Fantasy?
Partiamo da una premessa: la trama di Final Fantasy XVI è di tutto rispetto, per quanto sia in più punti fin troppo ispirata ai passaggi migliori di Game of Thrones (e forse proprio grazie a questo). La lore di Valisthea, dei Regni Gemelli e dei tanto iconici cristalli, stavolta dipinti sotto una luce diversa, ha reso l’avventura di Clive Rosfield e dei personaggi attorno a lui una storia da vivere tutta d’un fiato, con un pathos crescendo e alcuni segmenti che gli sono valsi (tra le altre) le nomination ai The Game Awards 2023 come Best Narrative e Best Performance (per Ben Starr, interprete originale di Clive adulto).
Impossibile non citare le caratterizzazioni di personaggi come Dion Lesage e lo stesso Joshua Rosfield, mentre non sorprende la vittoria, sempre ai TGA 2023, del premio Best Score and Music, frutto di una colonna e una regia sonore che nei punti migliori raggiungono livelli davvero epici.
A mancare però è stata un po’ la struttura portante del gioco di ruolo, vittima di missioni fin troppo piatte scandite da un ritmo alternato di filmati e brevi battaglie decisamente anacronistico; Final Fantasy XVI è un gioco completo, che risolve il disastroso calo di qualità narrativa della più recente era della saga Square Enix, ma lo fa sacrificando l’esperienza pad alla mano del giocatore, intrappolato in un binario che non si sviluppa e anzi finisce per involversi quanto più si consolida la propria rotazione di abilità una volta raggiunto l’endgame. Si può sperimentare, certo, variare a seconda dei casi e delle preferenze, ma si tratta solo di un alibi, un malriuscito tentativo di giustificare un combat system alla lunga ripetitivo e poco tecnico, anche in modalità Final Fantasy.
Prima della fine
Esaurita la premessa tocca a Echoes of the Fallen, primo dei due DLC inclusi nel Season Pass e unico attualmente disponibile tramite aggiornamento, in attesa di The Rising Tide (previsto per la primavera del 2024).
Come Naoki Yoshida, producer del gioco, ci aveva detto quando lo avevamo intervistato a Milano, la storia principale di Final Fantasy XVI è auto-conclusiva e nessun DLC sarebbe stato necessario per comprenderla e goderne appieno. Senza fare spoiler, tuttavia, è abbastanza evidente come il mondo di Valisthea sia stato cosparso di piccoli elementi che avrebbero potuto aprire a espansioni e spiegazioni: le numerose rovine dei Predecessori e la sorte di Leviathan, protagoniste del Season Pass, sono solo due di tante altre storie che meriterebbero di essere approfondite.
Le basi dunque ci sono tutte ed Echoes of the Fallen è ambientato non a caso proprio a Bosco Oscuro, quel piccolo lembo di terra spogliato della magia alle porte di Pozza Orientale dove già nel gioco principale si poteva ammirare una porta dei Decaduti, inaccessibile. Prima di arrivarci non mancano l’ennesimo viaggio inutile a Porto Isolde, diversi filmati d’intermezzo evitabili e qualche battaglia poco ispirata che portano finalmente alla Guglia del saggio, apparentemente luogo di origine di una nuova tipologia di cristallo scuro, meno potente e durabile di quelli più comuni, ma diventato rapidamente merce preziosa subito dopo le imprese dei nostri eroi nei confronti dei Cristalli Madre.
Clive e i suoi compagni arrivano alla Guglia del saggio subito prima della fine, una volta sbloccata Origine come destinazione sulla mappa e solo dopo aver completato alcune missioni secondarie specifiche. Il DLC, della durata di appena due ore, si estende all’interno di un dungeon dei Decaduti simile a quelli di Porta Fenice e di Cineria e lo fa mantenendo di fatto lo stesso approccio: breve esplorazione, battaglia contro minions, breve esplorazione, scontro con boss e così via ripetendo più volte il ciclo, con qualche nemico in più se lo si affronta in modalità Final Fantasy. Dopo qualche ascensore e poche (pochissime) battute che tendono ad approfondire la lore del passato di Valisthea si arriva finalmente in cima alla torre, vero punto del DLC sia dal punto di vista narrativo che di gameplay, grazie a un combattimento finale che prova a giustificare il costo del DLC.
Da Ultima a Omega
Lo scontro conclusivo di Echoes of the Fallen si svolge contro Omega, che chiude il cerchio delle citazioni final fantasiane dopo i vari Cid e Ultima. In modalità classica si tratta di un combattimento che serve a ricordare al giocatore che quasi tutto il team dietro allo sviluppo del gioco viene da Final Fantasy XIV, al quale si ispira notevolmente per le meccaniche, il modo di gestire i pattern e le fasi del boss e persino per la regia visiva e sonora. Si tratta di uno scontro piacevole, impegnativo ed evidentemente pensato per dare risalto alla disponibilità definitiva di tutte le abilità Eikon, ma senza ombra di dubbio il 90% del suo valore viene concentrato nella modalità Final Fantasy, dove la battaglia con Omega assume a ogni fase i tratti di una sfida personale tra il giocatore e il battle system, come se fosse un concentrato di tutte le sfide dei cronoliti, punitivo quasi ai livelli di un Souls.
Soprattutto nella sua ultima fase, Omega è potenza distruttiva e danni ad ampio raggio allo stato puro, costringendo il giocatore non solo ad agire con estrema attenzione e preparazione ma persino con tempismo perfetto: gli ultimi frenetici e folli secondi di battaglia sono una scarica di adrenalina e devastazione superabile solo con un’alternanza chirurgica della Trascendenza, delle abilità degli Eikon e delle brevi finestre di invincibilità che concedono. Il Gigaflare, ad esempio, rappresenta il modo migliore di superare illesi alcuni attacchi altrimenti quasi impossibili da schivare, grazie al fatto che per tutta la sua durata il tempo rallenta ma non si ferma, rendendo tuttavia Clive immune ai danni: lanciato qualche secondo troppo presto o tardi, un attacco di Omega potrebbe facilmente spazzare via ogni briciolo di salute rimasta dopo una battaglia (e una scalata, prima di essa) decisamente estenuanti; allo stesso modo, la resistenza al KO rende ogni istante della Trascendenza essenziale, così come la sua alternanza con delle abilità ad alta ricarica così da renderne possibile la rotazione continua.
Il giusto premio?
Nonostante lo scontro con Omega meriti i dovuti complimenti e sembri uscito dall’ultimo Armored Core piuttosto che da Final Fantasy, Echoes of the Fallen fallisce nel suo implicito obiettivo di consegnare ai fan quel dungeon e quel boss invincibili tipici degli endgame degli altri capitoli della saga. Estenuante, senza dubbio, ma gestibile anche senza aver massimizzato il level up e le abilità, soprattutto a causa degli accessori eccessivamente vantaggiosi introdotti nel DLC stesso.
Tra effetti multipli e moltiplicatori potenziati, l’acquisto di Echoes of the Fallen rende gli accessori migliorati lungo tutte le due run (classica e Final Fantasy) obsoleti a fronte dei nuovi “bit“, in grado di fornire bonus a danni, velocità di ricarica delle abilità, recupero salute, tempismo delle parate e altro, senza dover sacrificare nulla e allontanandosi da quell’approccio “selettivo” che spingeva a preferire uno stile (o un Eikon) piuttosto che un altro. Ancora una volta, si può sempre decidere di non equipaggiarli e rinunciare ai loro vantaggi, ma in questo caso si limita ancora di più il valore del DLC che, tolta la battaglia con Omega, offre praticamente nient’altro.
Chiudono la lista, a onor di cronaca, una bobina per l’Orchestrion e diverse armi tra cui la Buster Sword di Cloud/Zack da Final Fantasy VII e la Omega Weapon, esteticamente appagante ma che replica le statistiche dell’Ultima Weapon (700-700). Poco rilevante, come anticipato, l’aumento del livello massimo da 50 a 55 (nella modalità classica) e da 100 a 105 (in quella Final Fantasy).
Ne avevamo bisogno?
Echoes of the Fallen è disponibile nel PlayStation Store al prezzo di 9.99€ o, come parte del Season Pass che includerà anche The Rising Tide, al prezzo di 24.99€. Per accedervi bisogna per forza avere un salvataggio immediatamente precedente alla missione finale (o nell’endgame) e aver completato alcune missioni secondarie e si esaurisce in circa due ore di gioco, ripetibili con una sfida decisamente maggiore in modalità Final Fantasy. Porta con sè un bel combattimento finale, degli accessori estremamente potenti, un’irrisoria estensione del level cap e poco altro, ma soprattutto non cerca minimamente di innovare, di ravvivare l’esperienza o di rinfrescare il battle system.
Sembra a tutti gli effetti un breve segmento dell’avventura principale rilasciato a posteriori grazie al suo essere “irrilevante” ai fini della trama, pertanto non farà felice chi ha concluso il gioco principale con qualche remora nei confronti della struttura delle missioni. Deve tanta visibilità a The Rising Tide, prossimo DLC previsto per la primavera del 2024 dedicato a Leviathan il Perduto e che si preannuncia più corposo (si parla di circa otto ore di gioco aggiuntive), ma da solo non vale il prezzo del biglietto.
Final Fantasy XVI non ha brillato per le sue meccaniche GDR, per il suo ritmo e nemmeno per la qualità delle sue missioni secondarie, forse valeva la pena provare qualcosa di diverso, osare di più o magari rilasciare Echoes of the Fallen gratuitamente, ma sappiamo benissimo che la logica dei DLC, purtroppo, non risparmia nessuno. In attesa di The Rising Tide, che si spera rendi maggiore giustizia a un prodotto che poteva dare molto di più.