Un’incredibile scoperta paleontologica ha svelato il più antico predatore mai trovato in Sud America: il Pampaphoneus biccai, che ha vissuto 265 milioni di anni fa, ben 35 milioni di anni prima dell’emergere dei primi dinosauri. Questa straordinaria scoperta è stata frutto di una collaborazione internazionale guidata dalla Facoltà di Scienze dell’Università Federal do Rio Grande do Sul.

I resti di questo antico predatore sono stati rinvenuti nel 2020 nella zona rurale di São Gabriel, ma il processo di estrazione, pulizia e analisi ha richiesto tre anni. Il Pampaphoneus biccai rappresenta un importante tassello nell’evoluzione dei rettili predatori e appartiene al gruppo dei dinocefali, il primo dei cladi dei terapsidi mai apparsi sulla Terra.

Questo predatore era notevolmente grande per il suo tempo e i resti fossili comprendono un cranio completo e alcune ossa scheletriche, tra cui diverse costole e ossa delle braccia. È stato in grado di sopravvivere anche all’estinzione di massa del Permiano, rendendolo un importante soggetto di studio per la comprensione dell’evoluzione e della distribuzione geografica degli antichi predatori terrestri.

Fino a questa scoperta, i fossili di dinocefali erano stati trovati principalmente in Russia e in alcune regioni dell’Africa meridionale. Tuttavia, considerando che durante il periodo in cui questi animali vivevano, i continenti erano uniti nel supercontinente Pangea, la presenza del Pampaphoneus biccai in Sud America rivela importanti informazioni sulla distribuzione geografica di queste creature in un’epoca così antica.

La scoperta è stata effettuata grazie a un intenso lavoro di scavo che ha richiesto un mese intero per estrarre i reperti dalla regione di Sao Gabriel. Questa faticosa operazione è stata resa ancora più complessa a causa delle sfide imposte dalla pandemia di COVID-19.

Le dimensioni e l’aspetto di questo antico predatore erano imponenti: assomigliava a grosse lucertole con un cranio simile a quello dei dinosauri e poteva pesare fino a 400 kg. La sua locomozione era simile a quella dei coccodrilli, mentre il morso era abbastanza potente da permettergli di masticare ossa, simile alle moderne iene.

Questo ritrovamento ha suscitato grande entusiasmo tra gli esperti e contribuirà notevolmente alla comprensione dell’evoluzione e della biologia dei predatori terrestri durante un’era geologica molto remota. La scoperta dimostra ancora una volta l’importanza dei reperti fossili del Brasile e della loro capacità di rivelare nuove informazioni sulla storia della vita sulla Terra.