Dopo più di due anni dalla sua espulsione a seguito degli eventi del 6 gennaio del 2021, quando una folla di suoi simpatizzanti invase il Campidoglio, l’ex Presidente degli USA Donald Trump ha ripreso a pubblicare su Twitter — che ora si chiama x.com.

La foto segnaletica di Donald Trump

Ieri Trump ha pubblicato il suo primo tweet: la sua foto segnaletica, accompagnata dallo slogan “never surrender”. Donald Trump si è consegnato alla prigione della Contea di Fulton in Georgia, dove è accusato di aver tentato di ribaltare l’esito delle elezioni presidenziali del 2020.

Trump era già stato incriminato tre volte, ma questa è la prima volta in cui l’accusa ha preteso e ottenuto che Trump venisse schedato, come un normale criminale, e che la sua foto segnaletica venisse diffusa pubblicamente. Pochi giorni prima era toccata la stessa sorte anche all’ex sindacto di New York e collaboratore di Trump, Rudy Giuliani.

Peraltro, a differenza delle altre accuse nei suoi confronti, questa volta Trump dovrà difendersi in un tribunale statale, e non federale. Significa che, se dovesse essere condannato, non potrebbe auto-concedersi la grazia presidenziale, nemmeno nel caso in cui vincesse le elezioni che si terranno il prossimo anno.

Il ban a vita seguito dall’amnistia

Subito dopo i disordini del 6 gennaio, Twitter era stato il primo social network a prendere la decisione di ritenere Trump responsabile delle violenze, sospendendolo a vita dalla piattaforma. Nei giorni seguenti, Trump era poi stato sospeso anche da Facebook e YouTube (che nel frattempo hanno ripristinato il suo account), oltre che da Twitch, Snapchat e virtualmente ogni altra piattaforma social.

Nel frattempo, Twitter ha cambiato proprietà e management. Il 19 novembre del 2022, Elon Musk ha annunciato di aver rimosso il ban a vita contro Donald Trump, che quindi avrebbe potuto tornare a twittare liberamente diversi mesi. Non lo ha fatto – non fino a ieri – preferendo rimanere fedele al suo nuovo social network “Truth Social”.

A gennaio era emerso che Trump era legato a Truth Social – finanziato soprattutto da altri investitori – da una sorta di vincolo di esclusiva, che gli impediva di pubblicare su altri social network. Gli accordi attuali prevedono che Truth Social abbia un’esclusiva di sei ore su tutti i post di Trump.