Una recente ricerca pubblicata sulle riviste Science e Nature ha rivelato che durante le elezioni presidenziali del 2020, gli utenti conservatori su Facebook erano più isolati e esposti a disinformazione rispetto agli utenti progressisti. Lo studio ha analizzato dati di centinaia di migliaia di utenti e ha scoperto che la maggior parte delle campagne di disinformazione viene diffusa all’interno di bolle, o camere di risonanza, conservatrici.
Lo studio, condotto da due ricercatori dell’Università del Texas e della New York University, ha coinvolto centinaia di migliaia di partecipanti e analizzato grandi quantità di dati degli utenti di Facebook. Uno dei documenti dello studio, che ha utilizzato dati aggregati di 208 milioni di utenti Facebook negli Stati Uniti, ha scoperto che la maggior parte delle disinformazioni su Facebook esisteva all’interno di echo chamber conservatrici, che non avevano un equivalente nella sfera di influenza liberal.
Il documento ha rilevato che gli outlet di notizie di destra pubblicano una frazione maggiore di notizie false secondo il programma di fact-checking di terze parti di Meta, il che significa che il pubblico conservatore è più esposto a notizie non affidabili.
Durante la ricerca, i ricercatori hanno condotto degli esperimenti per vedere in che modo gli algoritmi e le meccaniche del social network potessero influenzare le opinioni politiche dei partecipanti allo studio. Ad esempio, i ricercatori hanno notato che gli utenti che vedevano i feed in ordine cronologico, invece che basati su algoritmi, erano meno coinvolti e vedevano più contenuti politici, anche da fonti non affidabili. Ciononostante, passare da un feed cronologico a quello basato su raccomandazioni non ha prodotto grossi mutamenti nell’atteggiamento politico dei partecipanti.
I ricercatori hanno quindi condotto un secondo esperimento, rimuovendo completamente i contenuti condivisi dagli altri utenti dal feed: in questo caso è stata notata un’importante riduzione dei contenuti di natura politica, così come delle notizie provenienti da fonti non affidabili. Meta aveva proposto di partecipare al finanziamento dello studio, ma la proposta è stata rifiutata onde evitare che l’integrità della ricerca venisse compromessa.