Quando nel 2020 Nintendo aveva deciso di riproporre su Switch una versione Deluxe di quello che a oggi è ritenuto essere il miglior capitolo della saga di Pikmin, ossia il terzo, l’industria del videogioco aveva ricevuto la proverbiale ventata di freschezza. La capacità, da parte della software house nipponica, di riprendersi il proprio spazio anche dal punto di vista creativo emergeva nel momento in cui quello doveva essere un chiaro segnale: da un lato la capacità di preservare la storia, dall’altro, invece, l’assalto a una nuova generazione che doveva prepararsi all’avvento di Pikmin 4. Ora che quest’ultimo è realtà, è quasi tangibile, possiamo andare a intensificare la portata che precede il primo piatto: l’antipasto che nel 2020 ci è stato dato non bastava, perché serviva portare su Switch, per una rapidità di disponibilità nonché un’immediatezza tonica del contenuto, anche i primi due capitoli. Con un bundle che li preveda insieme, Pikmin 1 + 2 arrivano così sulla più recente console di Nintendo, per rinfrescare la memoria ai nostalgici e per donare ai più giovani una finestra dettagliata su quella che è stata la storia passata della grande N. Andiamo a scoprire insieme che tipo di operazione è questa, allora.

Olimar, il Gulliver di casa Nintendo

Pikmin segue le vicende del capitano Olimar, un piccolo omino in veste di astronauta che arriva dal pianeta Hocotate: lo scontro con un meteorite lo spinge ad atterrare su un pianeta sconosciuto, con la sua Dolphin in condizioni non ottimali. Per poter ripartire dovrà metterla a posto recuperando i pezzi che si sono sparsi tra cinque diverse aree: a supportarlo in questo compito ci saranno i Pikmin, creature che vengono estratte dalla terra, che assomigliano quasi a dei vegetali e che dovranno aiutare Olimar entro 30 giorni. Scaduto questo lasso di tempo, il capitano passerà a miglior vita, con l’ossigeno, sostanza a lui tossica, che avrà la meglio. La vicenda conduceva addirittura a un duplice finale, senza preoccuparsi di dare al giocatore il good ending a tutti i costi: i Pikmin, infatti, decidevano di agire anche nel caso in cui la missione non fosse andata a buon fine, permettendo così all’utente finale di godere di un’esperienza completa, che andasse oltre il Game Over. Di rimando, dal finale positivo e dalla buona riuscita della missione di Olimar dipendeva, invece, Pikmin 2.

Il sequel, pubblicato nel 2004 su GameCube e poi nel 2009 su Wii, vedeva il capitano tornare a Hocotate, dove viene accolto dal Presidente dell’azienda leader dei trasporti del pianeta. La notizia di un debito contratto in maniera surreale costringerà Olimar a tornare sul pianeta dei Pikmin, dove i rottami trovati hanno un valore talmente alto da poter mettere a tacere le pretese avanzate dai creditori del Presidente, pronto ad affidare al suo capitano il ritrovamento di abbastanza piklari, la valuta di Hocotate, per saldare tutte le pretese. Supportato ancora una volta dai Pikmin, quindi, Olimar e Louie, fedele e sbadato tirapiedi del Presidente, dovranno tornare sul luogo dell’impatto e soddisfare le pretese di chi è in cima alla piramide burocratica. Si chiudeva con questo secondo capitolo l’epopea di Olimar, che tornava in Pikmin 3 in veste di personaggio da inseguire per poter tornare in possesso di una chiave cosmica necessaria per rientrare al pianeta madre di Alph, Brittany e Charlie, comandanti della Drake, precipitati anche loro, come il capitano di Hocotate anni prima, sul pianeta dei Pikmin.

Dopo aver avuto, quindi, la possibilità di giocare a Pikmin 3 su Switch grazie alla versione Deluxe pubblicata il 30 ottobre 2020, porting a tutti gli effetti del titolo originale arrivato su Wii U nel 2013, adesso toccava completare l’opera, così da rendere disponibile, in vista dell’arrivo di Pikmin 4, anche l’avventura originaria di una saga che ha conquistato la community Nintendo. Rivivendo così le esperienze del capitano Olimar, ci siamo trovati a esplorare nuovamente il pianeta dei Pikmin alla ricerca degli oggetti smarriti per rimettere in piedi la Dolphin nei 30 giorni a nostra disposizione.

Un gameplay sempre moderno, ma…

Dei due, il primo Pikmin continua a essere, e si conferma, quello più sfidante, in grado di alzare l’asticella della difficoltà fino a quel benchmark che apparteneva al game design della fine degli anni ’90. Questa nuova proposta non va ad aggiungere né a mutare nulla della struttura ludica che avevamo già avuto modo di testare a suo tempo: Olimar conserva quella che è la sua funzione principale, ossia il richiamare i Pikmin con il suo fischietto, così da poterli lanciare poi sia su avversari che oggetti da recuperare. Avere a disposizione le creature, così come se foste un novello Pifferaio Magico, permette a Olimar di superare tutti gli ostacoli che gli si parano innanzi. Tra l’altro, dal primo al secondo capitolo era possibile notare anche l’aumentare dei Pikmin a disposizione, così da rendersi conto che la miglioria della specie passava anche per quello che era il pianeta tutto da scoprire da parte del capitano della Dolphin.

Ciò che ci ha sorpreso, nel nostro approccio alle versioni Switch, è che l’interfaccia utente è rimasta la stessa, il che ci ha causato uno straniamento generale: l’HUD è sproporzionato, le texture vengono strechate, l’impatto visivo non è per niente gradevole. Passare però ai 16:9 rispetto ai 4:3 della console originale già migliora l’esperienza generale. Sembra quasi un’emulazione del GameCube su una console con uno schermo più contenuto, in modalità portatile. Resta da dire che superato questo ostacolo, che potrebbe insormontabile per le nuove generazioni, più gestibile per chi ha voglia di compiere un vero e proprio viaggio verso la nostalgia, Pikmin conserva quella base ludica che lo aveva reso, ai tempi, una variazione sul tema in casa Nintendo, in grado di forgiare una vera e propria strada parallela alle produzioni targate Mario.

Come detto, se Pikmin ci dava la possibilità di esplorare un mondo totalmente nuovo e andare a scovare i nostri 25 pezzi di navicella sparsi in cinque diverse aree, con il suo sequel le attività andavano a intensificarsi di molto. Oltre all’aggiunta dei già citati Pikmin, Olimar finiva per essere supportato da Louie, che non solo diventava un elemento del game design, ma portava con sé la rimozione di quell’ansia causata dall’avere una scadenza di 30 giorni per portare a termine il proprio risultato. L’esperienza diventa più compassata, più rasserenante, nonostante le richieste del nostro Presidente siano impellenti: se nel primo capitolo eravamo chiamati a portare a termine il nostro compito nonostante tutto, anche passando oltre le disgrazie che avevano colpito i Pikmin, nel secondo potevano dare alle nostre truppe l’occasione per recuperare le forze e rimpinguare le nostre schiere. Insieme, quindi, all’aggiunta delle creature viola, molto più coriacei e robusti, e di quelli bianchi, dotati di una grande velocità e resistenti al veleno, Pikmin 2 riusciva a dare maggior ampiezza al gameplay, concedendo a Olimar anche più soluzioni ed espedienti macabri, come il mandare in pasto ai nemici alcuni dei nostri fedelissimi, con l’obiettivo di avvelenarli.

Pikmin 1 e 2 hanno conservato, da quello che era stato il porting su Wii, un sistema di controllo molto più rudimentale: il controllo del lancio può essere regolato, infatti, con il movimento del nostro polso tenendo il JoyCon in mano; situazione non realizzabile con la console in modalità portatile, ovviamente. Da segnalare, infine, l’aver eliminato dei riferimenti pubblicitari ad alcuni brand che comparivano nelle versioni originali del gioco, soprattutto nel momento in cui bisognava andare a recuperare determinati oggetti ritenuti tesori da Olimar. Pikmin non è ambientato sulla Terra e i loro abitanti non sono degli esseri che non riusciamo a individuare noi con l’occhio umano: si tratta di un universo a sé stante, sul quale non avremo mai modo di posare i nostri piedi, a differenza di Olimar, che diventa così l’unico modo, l’unico possessore di occhi in grado di trasportarci in qualcosa di magico, in un’esperienza che – seppur non mutata – resta indelebile.

78
Pikmin 1+2
Recensione di Mario Petillo

Pikmin 1 e Pikmin 2 HD sono l'esatto antipasto a quello che sarà Pikmin 4, permettendoci così di avere su Switch l'intera saga. Al netto di un gameplay preservato, l'edizione non porta con sé nessun tipo di miglioria o aggiunta che possa giustificarne un nuovo giro a chi ricorda bene l'esperienza vissuta con Olimar. Questa è storia di Nintendo, è storia del videogioco, ma allo stesso tempo potrebbe risultare indigesta alle generazioni attuali, ma in un certo senso anche a chi appartiene a quelle precedenti e ha vissuto l'epopea della Dolphin su GameCube. Il divertimento è assicurato, ma avremmo gradito un lavoro di maggior finezza nella riproposizione di due prodotti che possono ancora dire tanto dal punto di vista del gameplay.

ME GUSTA
  • Pikmin resta storia del videogioco
  • Il gameplay è preservato e assicura ancora divertimento
FAIL
  • Nessuna miglioria tecnica se non l'HD
  • Nessuna aggiunta contenutistica