Avete mai notato che alcune persone sembrano essere in grado di resistere alle malattie e riprendersi più facilmente dagli stress che causa l’infiammazione? Questa incredibile capacità è conosciuta come resilienza immunitaria, e uno studio condotto dai ricercatori dell’University of Texas Health Science Center di San Antonio, insieme a collaboratori di cinque Paesi, ha rivelato che questa caratteristica varia notevolmente da individuo a individuo. La ricerca ha sviluppato un insieme di parametri unici per misurare il livello di resilienza immunitaria. Questo avrà un impatto significativo sulle decisioni in materia di assistenza sanitaria e aiuterà i ricercatori a comprendere le differenze nella durata della vita e nei risultati di salute nelle persone della stessa età. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Nature Communications. Una delle scoperte più interessanti è che l’età non è l’unico fattore determinante nella capacità di un individuo di resistere allo stress infiammatorio. Alcune persone, indipendentemente dall’età, mantengono o ripristinano una resilienza immunitaria ottimale. Questo significa che possono mantenere una buona funzione immunitaria e ridurre al minimo l’infiammazione nonostante l’esposizione a fattori stressanti infiammatori. Gli scienziati hanno anche identificato diversi benefici associati a una resilienza immunitaria ottimale. Le persone con livelli elevati di resilienza immunitaria hanno maggiori probabilità di vivere più a lungo e di resistere a infezioni come l’HIV, l’influenza e l’AIDS. Inoltre, hanno maggiori possibilità di sopravvivere a malattie gravi come la sepsi e il COVID-19.
Come è stata misurata la resilienza?
Per misurare la resilienza immunitaria, i ricercatori hanno utilizzato due approcci. In primo luogo, hanno valutato l’equilibrio tra due tipi di globuli bianchi, le cellule T CD8+ e CD4+. Uno squilibrio tra queste cellule è comune in molte malattie infettive e autoimmuni. In secondo luogo, hanno misurato i livelli di espressione dei geni legati all’immunocompetenza e alla sopravvivenza, confrontandoli con quelli legati all’infiammazione e al rischio di morte. La resilienza immunitaria ha importanti implicazioni per la salute pubblica e la cura delle malattie croniche. Questo nuovo concetto aiuterà gli scienziati a sviluppare nuove strategie di prevenzione e trattamento per malattie come le malattie cardiovascolari e il cancro, andando oltre il focus tradizionale sull’infiammazione. Inoltre, questo non è solo un fenomeno umano. Gli studi condotti su primati non umani hanno dimostrato che anche loro possono manifestare livelli diversi di resilienza immunitaria. È interessante notare che le donne sembrano avere una maggiore resilienza immunitaria rispetto agli uomini. Questo è stato osservato in diverse popolazioni e potrebbe essere legato a differenze ormonali e al sistema immunitario delle donne, che sembra essere più robusto in alcuni aspetti. L’approfondimento della resilienza immunitaria potrebbe anche aprire la strada a nuovi approcci terapeutici. Ad esempio, i ricercatori potrebbero sviluppare terapie mirate per migliorare la resilienza immunitaria in individui con malattie croniche o immunodeficienze.