La delocalizzazione della componentistica auto, in particolare delle batterie, dalla Cina all’Europa è una mossa significativa che evidenzia la sfida per la leadership tecnologica e commerciale tra le principali potenze industriali mondiali. La pandemia e le tensioni geopolitiche degli ultimi anni hanno messo in evidenza la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento globali, con interruzioni, blocchi produttivi e costi di trasporto elevati. Di conseguenza, molte aziende americane ed europee stanno adottando strategie di reshoring o nearshoring per ridurre la dipendenza e ripristinare il controllo sulla filiera produttiva.
Attraverso queste strategie, è possibile rafforzare l’indotto locale e creare un ambiente competitivo basato sulla conoscenza, offrendo opportunità di differenziazione e alternative nelle forniture. Questa posizione ha portato a una decisa diminuzione dell’export cinese verso l’Occidente, anche se compensata da un aumento degli scambi con la Russia. Tuttavia, il governo cinese non intende ridurre la pressione sul mercato occidentale e sta attuando nuove strategie per affrontare questa situazione.
Il settore automobilistico cinese si è concentrato sull’elettrico, diventando leader nel campo grazie a massicci aiuti di Stato. Con l’Europa che vieta i motori a combustione interna a partire dal 2035, diventerà il secondo mercato mondiale per i veicoli elettrici dopo la Cina. Di conseguenza, le industrie cinesi si stanno concentrando sull’Europa, investendo nel settore dell’auto elettrica, nella componentistica e soprattutto nelle batterie.
La novità rispetto al passato è che le batterie e i componenti destinati alle aziende europee dell’auto vengono prodotti direttamente in Europa. Nel 2022, gli investimenti cinesi in nuovi stabilimenti di batterie in Ungheria e Germania sono stati la principale voce degli investimenti diretti cinesi in Europa. Ad esempio, la Cina’s Contemporary Amperex Technology Co. Limited (CATL) ha investito 7,6 miliardi di euro in Ungheria per creare la gigafactory più grande del continente. Le opinioni sull’impatto di questa delocalizzazione in Europa sono divise. Alcuni temono una nuova dipendenza, mentre altri vedono opportunità nel potenziale sviluppo dell’indotto locale.