L’Agenzia europea del farmaco (EMA) sta lavorando per fornire indicazioni sui prossimi vaccini anti-Covid entro giugno, afferma Marco Cavaleri, responsabile della strategia per le minacce sanitarie e i vaccini dell’ente regolatorio dell’Unione Europea. Nonostante l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) abbia dichiarato la fine dell’emergenza pubblica di interesse internazionale (Pheic) legata al Covid, il virus Sars-CoV-2 continua a rappresentare una minaccia e i vaccini e gli antivirali rimarranno strumenti necessari per contenere il suo impatto, soprattutto tra i soggetti più vulnerabili.

Cavaleri riassume le tappe future:

Stiamo valutando come modificare la composizione dei vaccini anti-Covid per l’autunno prossimo. Nel prossimo futuro ci sarà un incontro tra diverse agenzie regolatorie, inclusa l’OMS, per decidere la direzione da prendere per gli aggiornamenti. Successivamente, l’EMA esprimerà un parere che cercherà di essere allineato il più possibile con la FDA. Questo dovrebbe avvenire entro giugno. Saranno verosimilmente aggiornati in base alle varianti circolanti al momento, che sembrano essere in grado di eludere la risposta anticorpale generata dai vaccini attualmente in uso, compresi quelli bivalenti.

Anche la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti sta lavorando su questo fronte, con una riunione del suo Comitato consultivo sui vaccini e sui prodotti biologici correlati prevista per il 15 giugno. Durante l’incontro, si discuterà e si formuleranno raccomandazioni sulla selezione dei ceppi da includere nei vaccini Covid, che verranno aggiornati periodicamente per il 2023-2024.

Parlando dei vaccini bivalenti, recentemente la FDA ha apportato alcune modifiche alle autorizzazioni per l’uso di emergenza dei vaccini a mRNA bivalenti di Moderna e Pfizer-BioNTech. Ha comunicato che le persone di età superiore ai 65 anni che hanno ricevuto una singola dose di un vaccino anti-Covid bivalente possono riceverne una seconda dose dopo almeno 4 mesi. La FDA ha inoltre stabilito che è possibile somministrare un ulteriore richiamo, a distanza di almeno 2 mesi dal precedente, per la maggior parte delle persone immunocompromesse, su raccomandazione del proprio medico.