La amministrazione Biden vuole imporre una tassa del 30% sull’elettricità utilizzata dalle operazioni di mining di criptovalute e ha incluso la proposta nel suo bilancio per l’anno fiscale 2024. In un post sul blog del sito della Casa Bianca, l’amministrazione ha presentato ufficialmente la nuova proposta, che si chiama Energy Digital Asset Mining Energy o DAME excise tax. Un portavoce dell’amministrazione Biden ha spiegato che l’intenzione è di tassare le società che gestiscono operazioni di mining di criptovalute su vasta scala, nel tentativo di correggere quelle esternalità che oggi “vengono pagate interamente da tutti gli altri”. La Casa Bianca, chiaramente, si riferisce ai costi per l’ambiente.
Il mining di criptovalute ha “effetti negativi sull’ambiente”, ha continuato la Casa Bianca, e l’inquinamento che genera “ricade in modo sproporzionato sui quartieri a basso reddito e sulle comunità di colore”. Ha aggiunto che il “consumo di energia spesso volatile” delle operazioni può aumentare i prezzi dell’elettricità per le persone che abitano nelle aree limitrofe, oltre che causare blackout.
Non è un segreto che il processo di mining di criptovalute utilizzi enormi quantità di energia elettrica. A aprile, il New York Times ha pubblicato un rapporto che sosteneva che l’energia utilizzata dalle 34 più grandi società di mining degli Stati Uniti consumava grossomodo la stessa energia necessaria per sostenere il fabbisogno di 3 milioni di famiglie americane.
Il mining di criptovalute non è ovviamente l’unica attività economica ad altissimo consumo energetico. Tuttavia, la Casa Bianca ha argomentato che le aziende di mining hanno ricadute positive per l’economia ben inferiori a quelle di industrie pesanti come le aziende siderurgiche e che proprio per questo andrebbero tassate più aggressivamente.