Una settimana fa Lyft aveva annunciato che sarebbe presto stata costretta a licenziare molti dei suoi dipendenti. Ha mantenuto la parola: oggi il competitor di Uber ha annunciato il licenziamento di 1.072 lavoratori, ovvero circa il 26% dei suoi dipendenti.
Come fatto da altre aziende, Lyft ha anche aggiunto che darà un freno alle nuove assunzioni partendo da subito: l’azienda attiva negli Stati Uniti ha chiuso oltre 250 annunci di lavoro. La strategia dovrebbe comportare una riduzione nell’immediato di costi per oltre 47 milioni di dollari. “Questo risparmio ci consentirà di dare un servizio migliore agli autisti e ai nostri clienti”, spiega l’azienda. Ulteriori dettagli arriveranno durante una chiamata sui guadagni fissata per il 4 maggio.
Già a novembre dell’anno scorso, l’azienda aveva licenziato il 13% del suo team. Questa ultima decisione segue di poche settimane le dimissioni de il co-fondatore ed ex CEO Logan Green. Green aveva detto che l’azienda avrebbe dovuto aumentare le spese per rimanere competitiva con Uber. Sebbene né Lyft né Uber abbiano registrato un utile su base annua, Uber ha riportato alcuni profitti durante l’ultimo trimestre. Come era successo in passato, i profitti non arrivano dal core business delle corse con conducente, ma da altri investimenti.
Il nuovo capo di Lyft (e ex dirigente Amazon) David Risher, che ha preso il testimone lasciato da Green ad inizio mese, ha annunciato che avrebbe fatto il possibile per rendere l’azienda “più snella” e rinnovare il focus sulle “esigenze dei passeggeri e degli autisti”.