La lavorabilità è una caratteristica tecnologica fondamentale di un materiale, che indica la sua attitudine a essere processato per asportazione di truciolo. Ma cosa si intende esattamente per lavorabilità? Nonostante esistano diverse metodologie per misurarla quantitativamente, la lavorabilità è un parametro tendenzialmente soggettivo, che dipende dalle opinioni degli operatori sulla macchina utensile e che può essere influenzato da numerosi fattori.
La valutazione del grado di lavorabilità è infatti strettamente legata ai dati caratteristici della lavorazione, come la durata dell’utensile, le forze e la potenza richieste per l’asportazione, la finitura e la qualità superficiale richiesta e il tipo di truciolo. Inoltre, il giudizio sulla lavorabilità dipende anche dalle destinazioni future del manufatto, che possono richiedere determinate caratteristiche del materiale.
Nonostante le difficoltà nel definire quantitativamente la lavorabilità, esistono diverse metodologie per misurarla. Una di queste è l’indice di lavorabilità, che ha lo scopo di valutare quantitativamente lo sforzo tangenziale sull’utensile che esegue la lavorazione. In altri casi, si parte da un materiale campione e si rileva la velocità di taglio che permette una predeterminata durata dell’utensile, relativamente al materiale in esame: il rapporto fra le velocità è l’indice di lavorabilità, che è comunque di tipo comparativo e poco generalizzabile.
Al di là di queste metodologie, l’attribuzione del giudizio rappresenta ancora la migliore indicazione per valutare la lavorabilità di un materiale. In letteratura tecnica si parla di ottima lavorabilità, buona lavorabilità, scarsa lavorabilità e nulla lavorabilità, in base alla difficoltà con cui può essere lavorato il materiale.