L’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha mostrato un aumento dell’1,1% a marzo 2023 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Questo risultato è stato determinato principalmente dal recupero della domanda per i servizi (+5,8%) e da una leggera flessione della domanda per i beni (-0,4%). Tuttavia, la crescita dell’economia italiana nel primo trimestre del 2023 è stata sostanzialmente stagnante, con incertezze sulle prospettive future, anche a causa del peggioramento del quadro internazionale.

Nonostante la riduzione della produzione industriale a febbraio (-0,2% su gennaio), i consumi delle famiglie continuano a recuperare, sebbene in modo meno vigoroso e concentrato sui servizi. Tuttavia, la situazione potrebbe stagnare nella seconda metà del 2023 se non ci saranno miglioramenti significativi sul fronte del lavoro e dell’inflazione.

Il segmento dei beni ha complessivamente registrato una riduzione dello 0,4% su base annua, con un miglioramento della domanda per le autovetture (+16,7% tendenziale) e una forte diminuzione della domanda per gli alimentari (-3,9% tendenziale), l’energia elettrica (-4,9%) e i mobili (-4,0%). Il settore dell’abbigliamento e delle calzature ha visto una diminuzione dello 0,8% su base annua, il che dimostra quanto sia difficile il ritorno ai valori del 2019.

Nonostante il progressivo recupero del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese a marzo, la crescita economica rimane debole. Secondo le stime di Confcommercio, il PIL ad aprile è atteso aumentare dello 0,3% su marzo, con una variazione nulla su base annua.

Ad aprile, è previsto un ulteriore rallentamento dell’inflazione, con una riduzione dello 0,3% congiunturale e una crescita del 7,5% nel confronto annuo. Tuttavia, il percorso di rientro non appare privo di incognite, poiché l’inflazione di fondo continua ad aumentare e ci sono ancora elementi di tensione nel settore alimentare. Solo nei prossimi mesi si potrebbe assistere a una compressione più marcata della variazione dei prezzi al consumo, portando a fine 2023 l’inflazione congiunturale su valori prossimi al 4%.