Quante volte negli ultimi anni Russell Crowe ha cercato di infilarsi in un Cinematic Universe? Ci ha provato interpretando un personaggio difficilissimo come Dottor Jekyll e Mister Hyde ne La mummia del 2017, quello che doveva essere il capostipite dell’improbabilissimo Dark Universe della Universal, poi ha addirittura (“addirittura” lo diciamo conoscendo il personaggio, figuratevi cosa abbiamo noi in contrario) accettato di mettersi una gonnella per fare le veci di un improbabilissimo Zeus in Thor: Love and Thunder dell’MCU, entrando nel periodo di crisi più nera. Senza contare che neanche quando è stato in grado di ricoprire, con il suo Jor-El, un ruolo di rilievo è riuscito a trovare un Universo che durasse. Nonostante una batteria di fuoco tutt’altro che trascurabile. Persino quando Scott ha deciso di fare un sequel del film che lo rese più famoso Crowe (per motivi logistici) si è visto tagliare fuori. Una sfiga incredibile.

E ecco che allora, ne la recensione de L’esorcista del Papa, diretto da Julius Avery e nelle sale italiane dal 13 aprile 2023 con Warner Bros., siamo lieti di annunciare, prima di tutto, che finalmente l’attore neozelandese è riuscito a trovare un universo cinematografico in cui poter ricoprire un ruolo da protagonista. Un universo cinematografico che potrebbe avere più senso di almeno uno tra quelli sopracitati e in cui Russell (ma questa non è una novità) è credibilissimo. Senza contare che siamo sicuri si sia divertito moltissimo a farlo.

Quante volte negli ultimi anni Russell Crowe ha cercato di infilarsi in un Cinematic Universe?

Ora, se questo nuovo franchise prenderà corpo non dipenderà certo da noi, aspettiamo incassi e quant’altro. Le premesse comunque ci sono, sia narrative che di critica. Si, perché il film non è assolutamente male, nonostante sia, da un altro punto di vista, incredibilmente male. Ci proviamo a spiegare.

Sappiate solamente che quando si tratta di creare saga nel blockbuster contemporaneo, l’aspetto più importante da curare è la coerenza relativa al piano editoriale: individuare pubblico, tono e focus tematico, tutto il resto passa incredibilmente in secondo piano. La cosa curiosa di questa pellicola è che sembra rendersene conto man mano (comincia a farlo più o meno da quando entra in scena Franco Nero), perché le premesse sono dell’ennesima opera che cerca di trattare l’esorcismo in termini più o meno credibili, spiattellando più volte nella fase di lancio la sua ispirazione ai libri di memorie “Un esorcista racconta” e “Nuovi racconti di un esorcista” scritti da padre Gabriele Amorth, probabilmente la figura più famosa nel campo.

 

In missione per conto del Papa

Se hai un problema con me, allora parla con il mio capo.

Senza neanche troppo parafrasare, queste sono le parole di chiusura del discorso difensivo di padre Gabriele Amorth (Crowe) in risposta all’accusa mossagli da una sorta di delegazione della chiesa cattolica convocata da un prete a causa di una sorta di esorcismo praticato dal reverendo per salvare la vita ad un povero ragazzo.

Per noi spettatori la possibilità di scoprire il punto di vista del nostro meraviglioso pretee badass con apetta e occhiali da sole alla moda su Dio, il male, il diavolo, le malattie mentali, l’autosuggestione e di come le nuove generazioni ormai perso la retta via perché non credono più al demonio (così da fare il suo gioco, come chi ha visto I soliti sospetti sa bene) e non leggono più i libri. Leggono solo le notizie esagerate, antesignane delle news clickbait, che leggiamo noi. E ci piace un botto farlo. Confessiamoci.

Ah, scusate, non ho specificato: naturalmente con “capo“, padre Amorth intende il Papa, per dire. Una frase che ammutolirebbe anche il più arrogante tra i vescovi. Cosa che avviene.

Se hai un problema con me, allora parla con il mio capo.

L'esorcista del Papa

Un Papa (Nero) in questo caso malato e con la sindrome di accerchiamento e, soprattutto, un Papa preoccupato da questo machiavellico Satana che ha un piano per attaccare direttamente la Chiesa. Un piano che neanche il peggior mind flayer cacciato dal Paradiso potrebbe architettare. Un piano che parte dalla possessione in Spagna di un bambino innocente che ha avuto la sfiga di trovarsi nella casa sbagliata al momento sbagliatissimo.

Quella è la nuova destinazione di padre Amorth, a cui Sua Santità affida la missione di smascherare questo terribile male, salvare il bambino, salvare la famiglia, salvare la Chiesa eccetera eccetera. Ovviamente non sarà per nulla semplice.

Dimmi il tuo nome

L’esorcista del Papa inizia solamente strizzando l’occhio all’idea estremizzata dell’adattamento fumettoso, estremo (quasi trash), ma tiene la barra dritta per buoni quaranta minuti, cercando di dare fondo all’intera letteratura del cinema di genere pur di non rivelare fin da subito quale sarà la deriva che gli autori vorranno prendere una volta accalappiato lo spettatore. La casa infestata, la famiglia slegata, il bimbo traumatizzato con la sorella adolescente arrabbiata con la mamma a cui si aggiunge la trovata della Chiesa divisa sul tema “demonio” e l’apparenza da racconto cronachistico con tanto di date e luoghi. Un vestito che, nonostante sia totalmente accessorio, da se assolutamente quel tocco in più.

In realtà il film si concede qualcosa solamente quando presenta il suo protagonista, una sorta di agente 007 con la faccia seria e “armato” di tutto punto. Una specie di crociato di nero vestito, fascinoso e col cappello alla moda. Se poi a questa figura si sceglie di dare il volto di Russell Crowe è veramente tutto in discesa.

Un vestito che, nonostante sia totalmente accessorio, da se assolutamente quel tocco in più.

L'esorcista del Papa

Poi piano piano cambia tutto. Dove poteva essere The Conjuring, il film diventa Van Helsing dopo l’incontro tra il Papa e padre Amorth. Ecco, se avete presente il film con Hugh Jackman più o meno avete azzeccato la struttura della pellicola di Avery. Ma laddove il primo titolo mantiene un ordine mentale e cinematografico, questa pellicola decide coscientemente di forzare piano piano la mano fino a diventare esagerata da ogni punto di vista. Non prendendosi mai realmente sul serio.

L’idea di inserire una sorta di umanizzazione della figura del prete e una parte investigativa in cui si scopre un complotto secolare sono solamente un modo di rimpolpare la figura del villain di turno, che altro non è che quello, un villain da fumetto. L’esorcista del Papa a quel punto si rivela completamente, appagando in toto le aspettative creatisi durante la visione e quindi dando loro un senso in un delirio blasfemo che più di una volta sfiora il limite di credibilità, ma poi rientra miracolosamente (termine non usato a caso). Il voto che vedrete sotto è, lo confessiamo, una furbata da critici, ma anche una buona media oppure un modo comprensibile per dire che, nonostante tutto, il film è promosso. Ma solo se ci fanno questo Amorth Cinematic Universe.

L’esorcista del Papa è nelle sale dal 13 aprile 2023 con Warner Bros.

60
L'esorcista del Papa
Recensione di Jacopo Fioretti

L'esorcista del Papa è il film di Julius Avery con protagonista di Russell Crowe ispirato (molto) liberamente ali libri di memorie scritte da sua eminenza padre Gabriele Amorth, probabilmente la figura più importante nel campo. Molto liberamente, lo sottolineiamo, perché dopo un primo atto in cui si cerca di darsi un tono più o meno serioso, ripresentando la classica letteratura delle storie di esorcismo, la pellicola prende una piega sempre più commerciale, divertita, estrema e fumettosa. E funziona, soprattutto grazie al suo protagonista. A patto che si decida di farne un universo cinematografico.

ME GUSTA
  • Russell Crowe funziona benissimo nei panni di Padre Amorth.
  • Il film ha una coerenza editoriale ben settata.
  • Non si prende mai sul serio.
  • Il film è divertente e divertito, cosa che gli permette di non disturbare assolutamente quando prende la sua deriva più estrema.
FAIL
  • Non è un film per gli appassionati di horror.
  • Non è un film per gli appassionati al cinema a tema esorcismi.
  • Potrebbe addirittura disturbare i più credenti, perché, dobbiamo ricordarlo sempre, c'è un pubblico che crede e questo è da rispettare.
  • Si tratta di un film da prendere per quello è, ma questo lo avrete capito.