Il curioso pregiudizio della memoria nella regola del picco-fine sta nel fatto che il nostro cervello non può ricordare tutto. Alla fine sceglie di immagazzinare soltanto le informazioni più significative, ma sbaglia. Insomma, andando al nocciolo della questione, le persone non giudicano gli eventi da esperienze complete. Sono i piccoli pezzi delle esperienze a fare la differenza, ecco che questa regola viene definita quella del picco-fine. La durata di un evento non è importante, ma lo è quello che proviamo nell’episodio finale dell’evento.
Le emozioni articolano la memoria e i giudizi umani futuri. Il nostro cervello scatterà una foto del momento più intenso e della risoluzione dell’episodio. Questo ci fa anche valutare se quel qualcosa è una minaccia o un vantaggio. La mente ha un giudizio ingannatore, perché resta fedele solo al bene, proprio per questo troviamo la forza per andare avanti.
La regola del picco-fine però influenza anche le scelte future, e talvolta può essere pericoloso. In tali circostanze ci lasciamo trasportare solo dai picchi emotivi delle esperienze personali, ma sarebbe meglio riflettere. I pregiudizi e le emozioni oscurano spesso il nostro giudizio. Dovremmo essere più analitici e meno impulsivi. Sarebbe meglio comprendere il funzionamento del nostro cervello e il suo potere nel farci decidere o valutare ciò che ci circonda.