La stagione invernale comporta importanti cambiamenti fisiologici, uno di questi riguarda il pelo, soprattutto nelle specie artiche. Per quest’ultime il pelo e le riserve di tessuto adiposo sono fondamentali per mantenere la temperatura del corpo. Alcuni animali, infatti, infoltiscono il pelo. 

La strategia per difendersi dal freddo è l’infoltimento del mantello. Un altro meccanismo è la piloerezione. In pratica, l’esposizione alle temperature fredde attiva la contrazione di un muscoletto che fa alzare il pelo per aumentarne la capacità isolante. Maggiore è il volume del mantello, più è la quantità di aria che resta intrappolata a mo’ di cuscinetto, bloccando la riduzione della temperatura interna. 

Per quanto riguarda gli uccelli infoltiscono le piume per poter mantenere l’equilibrio termico interno. Se analizziamo le singole specie, il piumino dei pulcini ha una trasformazione nell’età giovanile. Nel rampichino codabarrata il piumino resta anche negli adulti. Un escamotage per poter conservare il calore. Anche le renne della foresta finlandese mantengono l’eutermia grazie al processo di produzione di calore realizzato nel tessuto adiposo bruno. L’eutermia corrisponde a una temperatura rettale di 39-41 gradi. 

Le foche della Groenlandia abitano le acque ghiacciate dell’Oceano Atlantico settentrionale e del Mar Glaciale Artico. La loro pelliccia ha fibre nervose che con il freddo si attivano stimolando la termogenesi nel tessuto adiposo. Lo yak, un grosso bovide del Tibet, ha un mantello lungo e folto sul petto, sugli arti e sui fianchi formando un isolamento termico. Nell’inverno rigido poi il pelo si infoltisce aumentando il calore. 

La volpe rossa dell’emisfero boreale ha il pelo lungo disposto a ciuffi lunghi fino a 110 mm di lunghezza. Questa specie di animali cambia pelo regolarmente durante la muta, a primavera e a novembre. Il manto invernale è caratterizzato da un numero maggiore di peli.