Un piccolo portfolio di 20 foto per generare un numero virtualmente infinito di campagne pubblicitarie diverse. Si sceglie il soggetto, si fanno gli scatti e poi li si dà impasto all’ennesima intelligenza artificiale generativa che promette di cambiare per sempre il mondo della creatività.
Basta impartire all’IA le istruzioni: mi serve che il modello sia su una spiaggia. Mi serve che indossi questi vestiti, oppure che sorrida mentre si versa in un bicchiere questa marca di Vodka. Et voilà: l’intelligenza artificiale genera gli scatti richiesti, senza che il modello debba muoversi di casa. Domanda: ma il modello verrà pagato per gli utilizzi successivi della sua immagine? Forse, ma sicuramente meno del compenso che prenderebbe per posare per set fotografici diversi. Altrimenti che vantaggio ci sarebbe ad utilizzare un’IA?
La testimonianza ci arriva dal fotografo finlandese Antti Karppinen, che ha raccontato i suoi primi esperimenti con un’IA generativa.
Karppinen ha già utilizzato questo espediente per realizzare una campagna fotografica per un’azienda, che aveva bisogno di foto generiche di lavoratori per un programma di formazione professionale. Il fotografo ha spiegato di non usare una sola IA, ma piuttosto di fare affidamento a modelli di deep learning diversi finché non ottiene il risultato sperato.
Professione fotografo? Insomma, perché come ha ammesso Karppinen quando utilizza le IA generative passa molto più tempo al computer di quante non ne passi in studio impugnando la macchina fotografica. Sono sufficienti venti foto di un soggetto per ottenere risultati di ottima qualità (e virtualmente infiniti).
Peraltro, oggi ci ha pensato un fotografo professionista, ma un domani le aziende avranno tutti gli strumenti e le risorse per produrre in-house questo genere di campagne fotografiche. Insomma, i robot ci stanno rubando anche questo lavoro.