Dall’inizio dell’anno, Elon Musk ha venduto azioni Tesla per l’equivalente di decine di miliardi di dollari. In parte perché è stato costretto a farlo per poter pagare degli oneri fiscali scattati alla scadenza di alcune opzioni e in parte per finanziare l’onerosa operazione di acquisizione di Twitter.
Tesla ha pressoché dimezzato il valore delle sue azioni da quanto Musk ha acquistato il social network e, proprio per il crollo in borsa, il miliardario non risulta nemmeno più essere l’uomo più ricco del mondo, titolo che gli è stato strappato dal magnate dell’alta moda Bernard Arnault.
Recentemente Elon Musk ha partecipato ad uno Space su Twitter, cioè le stanze dedicate alle chat/conferenze via voce introdotte per inseguire la scia del successo di Clubhouse. In quell’occasione Musk ha promesso che non ha intenzione di vendere nuovamente le sue azioni di Tesla.
«Non intendo vendere azioni per, non saprei, almeno altri 18 o 24 mesi», ha promesso. «Potete contarci, niente vendite di azioni prima del 2025 o qualcosa del genere. Ho avuto la necessità di vendere alcune azioni, per prepararmi ad ogni evenienza. Ma non venderò di nuovo per, probabilmente, almeno due anni da adesso. Di sicuro non venderò nulla il prossimo anno, per nessuna ragione al mondo. Probabilmente non venderò azioni nemmeno l’anno seguente».
Musk ha aggiunto di aver liquidato parte delle sue azioni per la fortissima pausa di un nuovo scenario simile a quello del 2009. «Onestamente sono piuttosto paranoico, non posso non esserlo dopo aver assistito nella mia vita professionale a due recessioni molto gravi». Sempre per la stessa ragione Musk aveva annunciato prima di quasi ogni altro amministratore delegato che le sue aziende avrebbero presto lasciato a casa un gran numero di dipendenti. «Se si ripeterà una situazione come quella del 2009, tutti i prezzi delle azioni sprofonderanno molto più in basso».
Come sottolinea il sito Electrek, Elon Musk si era già impegnato pubblicamente diverse volte a non vendere le sue quote in Tesla. Lo aveva fatto dopo aver venduto oltre 1 miliardo di dollari in azioni la scorsa estate, quando doveva esercitare il diritto d’opzione, salvo poi rimangiarsi la parola solamente pochi mesi dopo.