Il governo si prepara a mandare in pensione le ricette elettroniche. La legge che aveva consentito in via temporanea ai medici di base a gli specialisti di inviare le ricette ai pazienti via email o SMS scadrà il prossimo 31 dicembre e la Legge di bilancio non prevede alcuna proroga.
Un regalo di Natale, per così dire, che non è stato apprezzato dalle associazioni di categoria dei medici di famiglia. Così è già partito l’appello affinché arrivi una proroga nella speranza di salvare uno strumento apprezzatissimo tanto dai medici quanto dai pazienti — banalmente perché funziona, è estremamente comodo e smaterializzava scartoffie inutili (il che non guasta mai).
Abbiamo interpellato la segreteria del ministro e ci aspettiamo una risposta positiva su un’eventuale proroga
ha detto il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli.
Sappiamo che il tema è sul tavolo e siamo sicuri che il ministro mostrerà la sua attenzione verso l’argomento
gli fa poi eco anche Silvestro Scotti, segretario nazionale dei medici di medicina generale (Fimmg).
La ricetta dematerializzata, senza obbligo di passare dal medico di base per ritirare anche il promemoria cartaceo, era prevista da una norma straordinaria approvata durante il Covid-19, quando era importante evitare che gli studi medici venissero presi d’assalto da pazienti che non avevano urgente bisogno di una visita. La norma è sopravvissuta anche successivamente alla fase più acuta dell’emergenza pandemica. Né i medici né i pazienti hanno sentito la mancanza del regime precedente.
La notizia della possibile morte della ricetta elettronica – così come è regolata attualmente – arriva nelle stesse ore in cui diversi membri del governo hanno iniziato a condividere l’ipotesi di «staccare la spina» allo SPID, un altro strumento (dopo le diffidenze iniziali) apprezzatissimo dagli italiani. Le opposizioni ora accusano il governo di star facendo dei passi indietro imperdonabili sul fronte del digitale e della semplificazione.