L’introduzione in massa di prodotti e imballaggi di plastica ha portato alla produzione di trecento milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno, con conseguenze ambientali enormi e problemi di salute legati all’ingestione di microplastica, comune tra gli esseri umani. Poiché gli sforzi per riciclare e ridurre i rifiuti di plastica sono diventati un problema planetario, c’è bisogno di soluzioni più sostenibili, una su tutte: i vermi mangia-plastica, ovvero la tarma maggiore della cera o tignola degli alveari (Galleria mellonella). In realtà è comunemente conosciuta come camola del miele, il bruco della Piralide degli alveari.
Non è ancora chiaro se questi vermi abbiano subito un cambiamento evolutivo per adattarsi alla crescente disponibilità di materiale plastico nelle discariche e negli spazi naturali, ma ciò che sappiamo è che producono una sostanza, associabile alla nostra saliva, che è il componente chiave di questo processo. La capacità dei vermi di poter degradare la plastica è stata scoperta da uno scienziato mentre rimuoveva i vermi della cera dei suoi alveari, li ha messi in un sacchetto di plastica, ma i vermi hanno divorato il materiale.
Questo lo ha portato a scoprire che gli enzimi presenti nella “saliva” dei vermi della cera decompongono le lunghe catene di polietilene, il tipo di plastica più comune.
Nel 2016 è stato scoperto un batterio che mangia la plastica, mentre l’anno successivo è stato scoperto un fungo che decompone la plastica. “Per quanto ne sappiamo, questi enzimi sono i primi enzimi animali con questa capacità, aprendo la strada a potenziali soluzioni per la gestione dei rifiuti plastici attraverso il bio-riciclaggio/riciclo.”
Mentre gli esseri umani hanno cercato soluzioni per anni, la natura sta aprendo una strada verso un futuro più pulito senza plastica.