Gli scienziati della Nanyang Technological University di Singapore (NTU Singapore) hanno sviluppato una tecnica per convertire la carta di scarto, proveniente da imballaggi, sacchetti monouso e scatole di cartone, in un componente fondamentale delle batterie agli ioni di litio.
Attraverso un processo chiamato carbonizzazione, che converte la carta in carbonio puro, i ricercatori della NTU hanno trasformato le fibre della carta in elettrodi, che possono essere trasformati in batterie ricaricabili che alimentano telefoni cellulari, apparecchiature mediche e veicoli elettrici.
Il processo di carbonizzazione consiste nell’esporre la carta da riciclo ad alte temperature, riducendola in carbonio puro, vapore acqueo e oli che possono essere utilizzati come biocarburante. Gli scienziati assicurano sull’impatto ecologico minimo di questo processo poiché la carbonizzazione avviene in assenza di ossigeno, l’emissione di anidride carbonica è quindi definita trascurabile, anzi, è un’alternativa più ecologica rispetto allo smaltimento della carta con l’incenerimento (che produce grandi quantità di gas serra).
La carbonizzazione porta alla produzione chimica di anodi di carbonio che sono caratterizzati da durata, flessibilità e proprietà elettrochimiche superiori. I test di laboratorio hanno dimostrato che gli anodi possono essere caricati e scaricati fino a 1.200 volte, una durata almeno doppia rispetto agli anodi delle attuali batterie per telefoni cellulari. Le batterie che utilizzano gli anodi prodotti dall’NTU sono anche in grado di resistere a maggiori sollecitazioni fisiche rispetto alle loro controparti, assorbendo l’energia di schiacciamento fino a cinque volte meglio.
Poiché l’anodo rappresenta il 10-15% del costo totale di una batteria agli ioni di litio, questo nuovo metodo, che utilizza un materiale di scarto a basso costo, dovrebbe ridurre anche il prezzo di produzione.