Gli animali sono passati attraverso il crogiolo evolutivo delle estinzioni di massa almeno cinque volte. Ci sono state le estinzioni dell’Ordoviciano-Siluriano e del Devoniano (rispettivamente 440 milioni e 365 milioni di anni fa), che hanno ucciso molti organismi marini. Successivamente altre due, che hanno colpito i vertebrati oceanici e gli animali terrestri. L’ultima estinzione di massa, avvenuta circa 66 milioni di anni fa alla fine del Cretaceo, ha spazzato via circa il 75% di piante e animali, compresi i dinosauri. Pare però che ne sia esistita un’altra, precedente a tutte le altre.

Il periodo Ediacarano è il terzo e ultimo periodo geologico dell’era Neoproterozoica, prima del periodo Cambriano del Paleozoico. Dobbiamo tele trasportarci mentalmente a 550 milioni di anni fa. Gli studiosi hanno sempre descritto questa era geologica come caratterizzata dalla sola presenza di organismi viventi più semplici (unicelluari), anche se queste affermazioni sono state oggetto di diverse controversie poichè, nel 2008, è stato scoperto nel Nevada un’impronta di animale con zampe risalente a 570 milioni di anni fa.

Controversie a parte, un’altra è la scoperta molto interessante circa l’Ediacarano: pare sia il periodo in cui la Terra ha assistito alla scomparsa di circa l’80% delle forme di vita presenti, senza lasciare tracce nella documentazione fossile.

Imparare dal passato

Un nuovo studio suggerisce che questi fossili mancanti indichino un evento di estinzione di massa. I rivelamenti indicano che le prime comunità di animali grandi e complessi siano state uccise da una forte diminuzione globale dell’ossigeno, una scoperta che potrebbe avere implicazioni per i moderni ecosistemi oceanici minacciati dalle attività umane.

“Questo rappresenta il più antico evento di estinzione riconosciuto nella documentazione fossile degli animali”, ha dichiarato l’autore principale dello studio Scott Evans, ricercatore presso il Virginia Tech. “È coerente con tutte le grandi estinzioni di massa, è legato ai cambiamenti climatici”.

“Abbiamo esaminato il modello di selettività – cosa si è estinto, cosa è sopravvissuto e cosa è fiorito dopo l’estinzione”, ha detto il coautore dello studio Shuhai Xiao, professore di geobiologia al Virginia Tech. “È emerso che gli organismi che non sono in grado di sopportare bassi livelli di ossigeno sono stati eliminati in modo selettivo”.

Il motivo per cui i livelli di ossigeno siano crollati negli anni dell’Ediacarano rimane però un mistero. Eruzioni vulcaniche, movimenti delle placche tettoniche e impatti di asteroidi sono tutte possibilità, ha detto Evans, così come spiegazioni meno drammatiche, come i cambiamenti nei livelli di nutrienti nell’oceano.

Le scoperte potrebbero anche insegnare qualcosa sulle minacce umane alla vita acquatica. Diverse pratiche agricole e di trattamento delle acque reflue hanno introdotto nutrienti come il fosforo e l’azoto negli ecosistemi marini e fluviali, aumentando così la quantità di alghe che si decompongono nell’acqua e consumano ossigeno. La diffusione di “zone morte”, dove i livelli di ossigeno nell’acqua sono troppo bassi per sostenere la vita, potrebbe porre sfide simili agli animali moderni.

I ricercatori hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences