In ben 35 nazioni, a partire dagli USA, da oggi è diventato possibile abbonarsi a Spotify Premium su dispositivo Android senza passare per il circuito di pagamento di Google e del Play Store. Una rivoluzione per il mercato, che apre le porte ad una possibile trasformazione dell’economia delle app e dei pagamenti digitali.
Eh già, perché magari all’utente finale interessa il giusto (del resto deve comunque mettere mano al portafoglio), ma per gli sviluppatori è un passaggio fondamentale. Spotify avrà maggiore libertà e controllo sui pagamenti effettuati dagli utenti, con tutto ciò che questo comporta.
Spotify è la prima società ad avvalersi del programma User Choice Billing di Google. Gli utenti Android potranno scegliere un metodo o una piattaforma di pagamento alternativi per abbonarsi alla versione Premium della piattaforma.
Spotify potrà processare i pagamenti utilizzando un suo circuito, beneficiando di commissioni estremamente più basse. Google, ad ogni modo, continuerà a trattenere una piccola parte dei pagamenti.
Sulla carta, il cambiamento si tradurrà in uno sconto del 4% rispetto alle commissioni attualmente pagate a Google da Spotify. Poca roba? Insomma, contando che i conti si fanno non sulla singola transazione ma sull’enorme flusso di pagamenti che ogni mese vengono riscossi da Spotify in tutto il mondo.
Con un comunicato, Spotify ha espresso soddisfazione per gli accordi raggiunti con Google, sostenendo che si tratti del compimento di una battaglia che la piattaforma sta portando avanti da molti anni. “Piattaforme più aperte ed eque contribuiscono ad un miglioramento dell’esperienza dell’utente”, commenta l’azienda europea.