La rinotilessia (volgarmente detta “mettere le dita nel naso”) è un comportamento comune negli esseri umani che rimane tuttavia poco studiato. Evidentemente, è un argomento non troppo amato- quasi un tabù. Per renderlo più “umano” e accettato, come si fa solitamente, si è cercato di indagare sugli animali. Ebbene, se questa consuetudine viene studiata e analizzata nel mondo animale è evidente come sia abbastanza manifesta: diverse specie di primati sono stati beccati con le zampe nel naso e, non contenti, tutti o quasi, ingeriscono ciò che trovano dopo questa attenta esplorazione delle cavità nasali. Tutto questo suggerisce che, vista la minuziosità, è un comportamento che non viene espresso solo per noia o abitudine, ma può essere effettivamente benefico. In un recente studio, pubblicato su “Journal of Zoology”, vengono documentate le specie di primati in cui è stata osservata tale condotta e viene anche presentato il primo caso di questo comportamento in una specie di primati o, meglio, in uno dei due sottordini appratente ai Primati, gli Strepsirrhini, di cui fanno parte i lemuri. Già il nome dei due sottordini suggerisce che il naso è un gran protagonista: queste specie vengono, infatti, classificate in base alla forma dei loro nasi: nel caso del sottordine al quale appartengono i lemuri, sappiamo che deriva dal greco strepsis “curvatura”, rhís, rhinòs, “naso”, cioè dal naso ricurvo, in riferimento alla principale caratteristica che li distingue dal sottordine degli Haplorrhini, che hanno invece il naso appuntito (ad esempio il cercopiteco).
I benefici delle dita nel naso
Nello studio, l’oggetto principale di analisi è un video in cui questa specie di lemuri notturni che vivono solo in Madagascar (i cosìddetti aye-aye o aiè-aiè o chiromi, Daubentonia madagascariensis Gmelin, 1788), si dedicano alle loro esplorazioni nasali: i lemuri, ripresi in queste scene di vita quotidiana, inseriscono il loro lunghissimo, affusolato e mobilissimo dito medio nelle fosse nasali per poi leccare il muco raccolto.
Lo stesso dito che utilizzano per ripulire i rami cavi quando si dedicano alla caccia di larve. Per capire come sia possibile come l’animale riesca ad introdurre l’intero dito nella cavità, i ricercatori hanno approfondito lo studio dell’anatomia interna della cavità nasale dell’aye-aye, e risulta che viene raggiunta addirittura la faringe. Lo studio dimostra che questo comportamento è presente in almeno 12 specie di primati, la maggior parte dei quali mostra una certa abilità nel condurre questa pratica. Una volta accertato che è una consuetudine anche negli animali, l’obiettivo degli studiosi è quello di capire se e quali sono i benefici associati alla rinotilessia.
Gli studi comparativi che esaminino la mucofagia in altre specie di primati e nei vertebrati in generale, possono fare chiarezza sulla sua evoluzione e sul suo possibile ruolo funzionale, così da far sentire giustificato chiunque verrà beccato con le dita nel naso, animali (che già lo fanno senza vergognarsi) e umani, soprattutto.